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Arte al movimento centrale, luci e colori d’artista a Siracusa

arte al movimento ok - Cmyk

La bellezza non è così difficile da incrociare, è un pensiero di sottofondo durante le ore che passo in luoghi come il bike cafè movimentocentrale che sorge in una piazzetta di Ortigia, l’Isola con la I maiuscola di Siracusa.

movimentocentralelogo

movimentocentrale è un luogo fisico e dell’anima dove la serenità diventa un concetto dinamico diversamente dall’aspetto statico e noioso che spesso la mette in contrasto con il concetto di divertimento.

 

È grazie al locale di Chiara e Alfonso che ho incrociato i promotori degli eventi di Arte al Movimento, Salvatore Mauro e Claudio Cavallaro, un vivido sabato mattina, fra i tavolini e le biciclette in attesa paziente di essere noleggiate.

 

Arte al Movimento nasce con intenti molteplici e stimolanti per gli occhi e l’intelletto, laddove, già nel titolo e nel logo, l’Arte sarà elevata all’ennesima potenza del Movimento e produrrà opere e installazioni ispirate al concetto di “cicloide”.
Vedete come il bike cafè sia stato una piacevole fonte di ispirazione anche per il manifesto del laboratorio creativo, scritto da Emanuele Di Quattro, che vi invito a scoprire andando sulla fanpage Facebook e visitando la mostra.

 

Già i nomi del locale e del laboratorio creativo dedicato all’arte e al design riecheggiano il motivo alla base del connubio fra gli artisti e il luogo d’elezione che li ospiterà per tutti e quattro gli eventi progettati a partire dal 22 dicembre 2015 alle 19.00.

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Il cicloide è la curva descritta da un punto di una circonferenza che ruota procedendo lungo una retta; il movimento centrale è l’insieme di parti atte alla rotazione del perno centrale collegato ai pedali, un sistema libero di ruotare intorno al suo asse longitudinale.

 

Linee curve, cicli, rotazioni. Si potrebbe pensare a qualcosa che si conclude in se stesso e, invece, cicloide e movimento centrale sono esattamente forma e sostanza della vita che evolve dinamica e mutevole e dell’Arte che la interpreta.

 

A partire da martedì 22 dicembre 2015 ore 19.00 presso movimentocentrale, via dei Mergulensi n°33 a Siracusa per l’inaugurazione del primo evento: #1 Art in a box in cui le opere saranno installate all’interno della scenografia dinamica del locale, progettata per l’auto- costruzione dallo studio External Reference Architects di Carmelo Zappulla e Nacho Toribio.

 

I prossimi eventi si svolgeranno nel 2016 e saranno:
#2 Video in a frame
#3 Bycicle wheels
#4 Music to taste.

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Questi gli artisti presenti rigorosamente in ordine alfabetico, (le brevi descrizioni vogliono essere suggestioni e non riduzioni):
Bertrand, pittura – silenzio colore soggettività
Bombaci, pittura – la pittura su tutto
Cavallaro, oggetti ed elementi organici – trascendenza, pigmenti, luce wood
Di Quattro, design – struttura funzionamento modelli dinamici
Di Rocco, materiali di recupero e non solo – eclettico nell’uso dei linguaggi
Falco, fotografia e assemblaggio – quotidianità sensualità ricerca
Gallieco, Giovanni
Gaudioso, fotografia – luce archetipi chimica
Greco, assemblaggio di materiali – ricerca rinnovamento sperimentazione
Mauro, installazioni composite di neon, acqua, suoni, fotografie – sinestesia polisensoriale interattivo
Milano Carè, pittura, fotografia – evoluzione dell’io autoritratto e vortice di specchi
Mortellaro, pittura – territori immaginario collettivo punto di origine
Rizza, pittura e diversi materiali – spazio contemporaneità essere donna
Scenapparente, officina aperta in cui si incrociano differenti linguaggi artistici – territorio design oggetti scenografici
Taranto, Aldo

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Tutte le immagini sono di esclusiva proprietà degli artisti nominati e appaiono nell’articolo ai fini del racconto degli eventi in programma.

 

 

 


Direttore non porta pena (si spera)

Castello reale di Noto Antica (sec. XI - XVII)

Castello reale di Noto Antica (sec. XI – XVII)

Questa sarà una giornata di partenze e arrivi. Per la prima volta, da quando abito in Sicilia (e non è molto), ospiterò due miei amici e farò loro da guida in questo grande e complesso pezzo di Italia che è la Trinacria. Sono emozionata e contenta. Quando torneranno a casa a più di mille chilometri di distanza (quanto è lunga l’Italia!) potranno dire che i siciliani sono stati ospitali? In effetti no, perché sono una pugliese vissuta tredici anni in Veneto. Io sono un ambasciatore straniero in patria. Un alieno, apolide per elezione. Perché non vivo più da anni nel luogo in cui sono nata e cresciuta. Ed ogni volta devo integrarmi nuovamente nel tessuto sociale del luogo in cui vado ad abitare.

Oh! Ma davvero mi arrischierò a far da guida turistica in Sicilia? Dopo due anni passo ancora per turista nella cittadina in cui abito! Sentono l’accento e tutti quanti insieme speriamo che il problema più serio sia il “Traffico”. Io voglio bene alla Sicilia. Lo dico perché ne vedo i difetti, tutti. Compreso quel modo machiavellico di comunicare, colmo di sottintesi e strutture barocche. Lo dico perché ne vedo i pregi. Compresa la consapevolezza delle responsabilità di cui ci si fa carico quando si crea e costruisce qualcosa di bello in questa regione.

Targa in memoria dei Fatti di Avola all'interno del Municipio

Targa in memoria dei Fatti di Avola all’interno del Municipio

Però un po’ mi sento come quei nuovi direttori di museo… Ma sì! Quelli che non sono italiani e pare che potrebbero non essere all’altezza del compito assegnatoli. Mi ha colpito questa notizia. Philippe Daverio, noto esperto d’arte internazionale e direttore artistico del Grande Museo del Duomo di Milano dal 15 settembre 2014, si è pronunciato contro la decisione del Ministero dei Beni Culturali, attualmente a cura di Dario Franceschini, di mettere a concorso le 20 cariche di direttore dei Musei italiani. E ad onor del vero anche il notissimo Vittorio Sgarbi si è pronunciato contro questa scelta. Delle venti cariche assegnate, sette sono state vinte da storici dell’arte, museologi e archeologi non italiani. Da Lettera43 ho preso i nominativi dei nuovi titolari:

1) GALLERIA BORGHESE (ROMA): Anna Coliva, 62 anni, storica dell’arte.
2) GALLERIE DEGLI UFFIZI (FIRENZE): Eike Schmidt, 47 anni, storico dell’arte.
3) GNAM (ROMA): Cristiana Collu, 46 anni, storica dell’arte
4) GALLERIE DELL’ACCADEMIA DI VENEZIA: Paola Marini, 63 anni, storica dell’arte.
5) MUSEO DI CAPODIMONTE (NAPOLI): Sylvain Bellenger, 60 anni, storico dell’arte.
6) PINACOTECA DI BRERA (MILANO): James Bradburne, 59 anni, museologo e manager culturale.
7) REGGIA DI CASERTA: Mauro Felicori, 63 anni, manager culturale.
8) GALLERIA DELL’ACCADEMIA DI FIRENZE: Cecilie Hollberg, 48 anni, storica e manager culturale.
9) GALLERIA ESTENSE (MODENA): Martina Bagnoli, 51 anni, storica dell’arte.
10) GALLERIE NAZIONALI DI ARTE ANTICA (ROMA): Flaminia Gennari Santori, 47 anni, storica dell’arte.
11) GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE (URBINO): Peter Aufreiter, 40 anni, storico dell’arte.
12) GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA (PERUGIA): Marco Pierini, 49 anni, storico dell’arte e filosofo.
13) MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO (FIRENZE): Paola D’Agostino, 43 anni, storica dell’arte.
14) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI: Paolo Giulierini, 46 anni, archeologo.
15) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI REGGIO CALABRIA: Carmelo Malacrino, 44 anni, archeologo.
16) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO: Eva Degl’Innocenti, 39 anni, archeologa.
17) PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM: Gabriel Zuchtriegel, 34 anni, archeologo.
18) PALAZZO DUCALE DI MANTOVA: Peter Assmann, 61 anni, storico dell’arte.
19) PALAZZO REALE DI GENOVA: Serena Bertolucci, 48 anni, storica dell’arte.
20) POLO REALE DI TORINO: Enrica Pagella, 58 anni, storica dell’arte.

L'antica tradizione della vendita dei prodotti dei latifondi

L’antica tradizione della vendita dei prodotti dei latifondi

Afferma Daverio a Lettera43 che ” il sistema amministrativo della nostra struttura museale è talmente complesso che uno che viene da fuori, e non ha idea del diritto amministrativo italiano, non sarà in grado di fare niente.”. Dice, inoltre, all’Huffington Post: “Questa è una scelta ghibellina: siccome non ce la facciamo noi italiani, allora chiediamo aiuto all’impero. Ma io credo che uno straniero fatichi a entrare in sintonia con la società italiana e la realtà produttiva locale, per non parlare delle difficoltà sindacali che incontreranno e la lotta con una complessità normativa che non conoscono. Sia chiaro, non ho nulla contro i nomi che andranno a dirigere i musei, ma abbiamo già visto come è andata a finire con i sovrintendenti esteri messi a capo dei teatri italiani: chi non conosce l’Italia non riesce a mettersi in collegamento con gli imprenditori e con le banche per fare fund-raising e raramente ottengono una connessione con il territorio sociale.”.

Leggendo scopro che “gli italiani che tornano dall’estero sono quattro: Martina Bagnoli, Flaminia Gennari Santori e Paola D’Agostino, che rientrano dagli Stati Uniti, ed Eva Degl’Innocenti dalla Francia.”. Quali incarichi hanno ricoperto? Per quale motivo dovrebbe piacerci che i nostri facciano esperienze internazionali e portino le loro (nostre) eccellenze all’estero? E per quale motivo non dovrebbe andarci bene il contrario? Sia chiaro, ho grande stima per Philippe Daverio, mi piace molto il suo modo di raccontarci l’arte. Credo che abbia sempre fatto un lavoro egregio. E non posso affermare di essere completamente in disaccordo con le sue motivazioni. Però annovero l’Arte e i Beni culturali fra le materie che hanno creato grandi comunità internazionali, come le Scienze. Perciò, come credo che i beni artistici e archeologici siano patrimonio dell’umanità intera, credo che anche gli studiosi non debbano rimanere ristretti in confini geopolitici; nonché amministrativi. 

Veduta del Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa

Veduta del Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa

Come pensiamo di poter attirare eccellenze dall’estero senza prenderci i rischi e i benefici di una condivisione dei territori relativi? Un valore aggiunto non dovrebbe essere proprio lo scambio culturale? Dice sempre Daverio: “Mauro Felicori, a Caserta, lo voglio vedere all’opera con quelli che gli rubano l’acqua dai giardini. Auguri.”. Davvero non dovrebbero essere i casertani ad aiutare Felicori a risolvere il problema del furto dell’acqua? Io spero che questo scambio di studiosi sia fonte di ossigeno per certe organizzazioni asfittiche. Spero che l’Italia non si fermi ai grandi nomi della cultura dell’Ottocento e del Novecento. Spero di poter esser una buona interprete, nel mio piccolo, di questa grande regione che mi ospita, in questa Italia dai millemila campanili.


Tamara de Lempicka a Torino: la rivelazione

Questo sguardo che attraversa la Linea d’Ombra di Tamara De Lempicka è davvero limpido e bello: da leggere ovvio!

La sottile linea d'ombra

Dovete sapere che un giorno della scorsa settimana, intanto che ero a Torino per commissioni, ho sfidato l’afa più terribile per andare a vedere la mostra “Tamara de Lempicka”, aperta a Torino (Palazzo Chiablese, in pratica Piazza Castello) fino al 30 agosto 2015.

In realtà il pretesto è stato l’avere perso il treno per cinque minuti, così ho deciso di ottimizzare il tempo e di soddisfare la mia curiosità (giungendo infine a casa soltanto due treni dopo!), tanto più che per me queste sono giornate in cui vedo Art Déco dappertutto!

Tamara De Lempicka, ragazza in verde. Tamara De Lempicka, ragazza in verde.

A parte le mie disavventure, vi dirò che ero abbastanza scettica prima di entrare: Tamara de Lempicka non è proprio la mia artista preferita e diffido sempre di questo genere di esposizioni, perché spesso offrono tanto fumo e poco arrosto, per sfoggiare un modo di dire.

Invece, incredibile ma vero, la…

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Uno spettacolo al Teatro Greco di Siracusa: Sicilia è.

Sembra che i grandi temi tragici superino le prove del tempo più e meglio di quelli comici; infatti non sono universali il dolore di un genitore nel perdere il proprio figlio, il dubbio se muovere guerra abbia un senso, la necessità di cambiare idea anche se il destino sembra ineluttabile?

Agamennone e il Vecchio

Agamennone e il Vecchio (per vedere meglio le foto cliccateci sempre sopra)

Può una rappresentazione teatrale scritta millenni fa essere ancora attuale? Sì. Questo è Euripide. Domenica 21 giugno ho avuto il privilegio, insieme a qualche altro centinaio di persone, di recarmi al Teatro Greco di Siracusa per vedere la rappresentazione di Ifigenia in Aulide, tragedia di Euripide nato nel 480 a.C. (cito la Treccani on line che ci fa questo dono della biografia senza che io debba riportare tutto): “Fu vincitore nei concorsi drammatici solo 4 volte; una quinta volta vinse quando il figlio minore, Euripide, rappresentò l’Ifigenia in Aulide, l’Alcmeone in Corinto, le Baccanti nella primavera del 406, quand’egli era già morto. La sua fortuna, che in vita era stata scarsa, cominciò dopo la morte. (…) Formatosi nella spregiudicatezza e libertà spirituale della società ateniese del tempo successivo alle guerre persiane, in E. è palese l’esigenza di tutto riesaminare, con una critica morale, politica, filosofica, letteraria e sociale che giunge spesso alla polemica o all’ironia. (…) ricerca sempre il lato più umano e meno eroico.” Ecco. Alla fine della rappresentazione eravamo tutti commossi, gli applausi lunghi e fatti con sentimento: gli attori quasi non si reggevano più in piedi a furia di uscire a ringraziare.

Agamennone e Menelao

Agamennone e Menelao

Tanta è stata la passione con la quale hanno recitato la splendida traduzione di questa tragedia con un adattamento del testo e una cura delle scene e dei costumi di gusto cinematografico (lo dico senza che alcuno si offenda). Ogni anno fra la primavera e inizio estate si ripete questa tradizione di rappresentare le antiche tragedie della Grecia classica, un appuntamento che i siracusani ci tengono a non perdere, il Teatro, oltre a essere un sito archeologico di rilevanza internazionale, è sempre pieno: un luogo all’aperto colmo di bellezza. Io ho ancora nelle orecchie il canto di un uccellino al tramonto che ha accompagnato gli attori per tutto il dramma. E i colori, anch’essi splendidi.

L'arrivo di Clitemnestra e Ifigenia con il piccolo Oreste, il coro e i soldati

L’arrivo di Clitemnestra e Ifigenia con il piccolo Oreste, il coro e i soldati

Come dicevo all’inizio, Euripide e questa storia tragica hanno allietato il pubblico con la sottile magia di un testo colmo di sentimenti e ironia; laddove l’antichissimo Eschilo non aveva dubbi sull’agire degli Dei del tempo antico, Euripide li mette in discussione: Agamennone, padre di Ifigenia, Menelao, lo zio, Clitemnestra, la madre e finanche Achille, eroe marziano, tutti provano a sottrarre Ifigenia al suo destino di offerta sacrificale: gli Dei intervengono solo per esigere tributi di sangue, ma non partecipano mai delle sofferenze umane e per quanto vengano messi in discussione, non è possibile fare diversamente. Sarà Ifigenia, nuova generazione fra gli eroi, a trovare una soluzione al dilemma: si sacrificherà perché consapevole che il destino del popolo greco è nelle sue mani, che dalla sua piccola vita dipende la storia futura. Un gesto di consapevolezza, quindi, e non di sottomissione cieca, che servirà a infondere coraggio nell’esercito che sta per attraversare il mare e muovere guerra ai troiani. E così, dicono, accade il miracolo per il quale Ifigenia viene sottratta alla morte da Artemide che mette una cerva al posto suo e la porta via con sé prima che il coltello le tagli la gola… Clitemnestra: ” Figlia, allora sei stata portata tra gli dei? Con che nome ti dovrò invocare? Ma come faccio a credere che queste non siano favole, inventate per consolarmi, perché io cessi dal mio dolore inestinguibile?”.

ringraziamenti

CAST
Ifigenia in Aulide di Euripide
Traduzione Giulio Guidorizzi
Regia Federico Tiezzi
Scene Pier Paolo Bisleri
Costumi Giovanna Buzzi
Assistente costumista Ambra Schumacher
Musiche Francesca Della Monica, Ernani Maletta
Consulenza musicale Sandro Lombardi
Regista assistente Giovanni Scandella
Assistente alla regia Stefano Puglisi
Progetto luci Gianni Pollini
Progetto audio Vincenzo Quadarella
Costumista assistente e responsabile sartoria Marcella Salvo
Responsabile trucco e parrucco Aldo Caldarella
Direttore di scena Marco Albertano
Fotografo di scena Franca Centaro
PERSONAGGI E INTERPRETI: (o.a.)
Agamennone Sebastiano Lo Monaco
Vecchio Gianni Salvo
Corifee Francesca Ciocchetti, Deborah Zuin
Menelao Francesco Colella
Clitemnestra Elena Ghiaurov
Ifigenia Lucia Lavia
Achille Raffaele Esposito
Araldo Turi Moricca
Musicista Giorgio Rizzo
Oreste bambino

IfigeniaCopertinaWeb

Accademia d’Arte del Dramma Antico, sezione Scuola di Teatro ”Giusto Monaco”:

Coro donne Alice Canzonieri,Martina Cassenti,Federica Cavallaro,Aurora Cimino,
Eleonora De Luca, Valentina Elia ,Roberta Giordano,Deborah Iannotta,
Clara Ingargiola,Laura Ingiulla,Virginia La Tella,Anita Martorana,
Maddalena Serratore,Cinzia Coniglione,Sabrina Sproviero,Giulia Valentini,
Arianna Vinci,Rossella Zagami,Claudia Zappia
Coro uomini Gianluca Ariemma,Valerio Aulicino,Dario Battaglia,
Alessandro Burzotta,Nicasio Ruggero Catanese,
Dario Fini,Marcello Gravina,Ivan Graziano,Riccardo Masi,Vincenzo Paterna,
Vladimir Randazzo,Sebastiano Tinè

Costumi Laboratorio di sartoria Fondazione Inda Onlus
Scenografie Laboratorio di scenografia Fondazione Inda Onlus
Area comunicazione www.indafondazione.org


Torino turistica: le meraviglie del nuovo/antico Museo Egizio

Se non siete mai stati a Torino (come me) ecco un buon motivo per andarci prima possibile

La sottile linea d'ombra

statua museo egizio Premessa

Per iniziare, confesso di non essere affatto un’egittologa, quindi questo non sarà un articolo enciclopedico, ma piuttosto la recensione di una curiosissima amante dei musei che si avventura in questo mondo, popolato nella sua fantasia da mummie, scarabei, templi colossali e geroglifici in abbondanza.

Due parole sulla museografia: rischi e potenzialità

Sono stata spinta a visitare il nuovissimo allestimento del Museo Egizio di Torino(che in quanto a collezione è secondo soltanto a quello del Cairo), inaugurato il 1° aprile scorso, dopo iniziative pubblicitarie fortemente mediatiche che ho apprezzato molto e soprattutto che hanno alimentato moltissimo la mia proverbiale curiosità. I lavori di rinnovamento museale sono spesso delicati e rischiosi, perché oggi ci si deve necessariamente porre molte domande: quale sarà il pubblico medio? Cosa vogliono o si aspettano di vedere i visitatori? In che misura si può rendere accattivante il patrimonio esposto senza finire per snaturarlo? Non siamo…

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All’Anima del fotografo!

“chicane” – curve immaginifiche – courtesy of Francesco Rotondo

Vi siete mai chiesti cosa accade al fotografo quando non è armato di macchina fotografica? Né più né meno ciò che accade al poeta senza la penna: parole e immagini si concludono nella mente e noi cerchiamo di non dimenticare, come tutti del resto. Ecco perché credo che ognuno di noi sia un piccolo fotografo di istanti di vita e per questo rimanga incantato davanti all’opera di chi è riuscito a renderli vividi e concreti con una fantastica inquadratura. Perché l’anima del fotografo si esterna in quegli scatti: luci, ombre, colori, forme.

“Passato e Presente” – chiesa di San Giovanni e Santuario della Madonna delle lacrime  a Siracusa –  Courtesy of Francesco Rotondo

A mio parere, i ritratti e il bianco e nero, anche di paesaggi, sono i lavori più belli di Francesco Rotondo, ma anche i giochi fra simmetrie e asimmetrie, che io adoro particolarmente: guardo le foto e, gelosa di quegli istanti, penso che avrei voluto esserci anche io a osservare con lo stesso sguardo.

“Acting” – Courtesy of Francesco Rotondo

“Scheletro” – Courtesy of Francesco Rotondo

“Finestra sul mondo” Cortile interno del Castello di Bardi (PR) – Courtesy of Francesco Rotondo

Francesco
Rubo la luna e nuvole
E cime di alberi all’alba incipiente,
Faccio qualcosa,
Ho placido il sonno, lo spero,
Poi di notte mi sveglio.
Trasformo la vita in fotografie,
In amici e silenzi.
Non sono di queste parti,
Vado e vengo coi pensieri,
Con piccole cose lontane.
E lieve. (A.S.)

“Bimbo curioso” – Courtesy of Francesco Rotondo


La vita è una pizza: una recensione

Quando ero più giovane, tre quattro anni fa, ascoltavo un programma di  Matteo Caccia su Radio24, un giorno gli ho chiesto l’amicizia su facebook e da lì, com’è come non è, non sono morta, ma ho incontrato Stefano D’Andrea.

Mimesi e scherzi a parte, a quel tempo Stefano, sulla sua bacheca Facebook, pubblicava a puntate un racconto che per me era abbastanza surreale e divertente, scritto bene e pure originale e da allora non ho mai smesso di seguirlo, soprattutto perché Stefano per me ha un gran pregio: è un ottimo comunicatore.

Quando ho scoperto che aveva scritto e pubblicato un libro sul sogno americano [1], avrei voluto comprarlo, ma a quei tempi non potevo permettermi nemmeno un bah, perciò non se ne fece nulla; poi un giorno, fra un trasloco e un cambiamento di vita (miei) inizia a scrivere di bambini (non suoi) e di progetti nuovi, qua e là anche di pallacanestro, di gatti e dei loro scrittori.

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E così un giorno di quest’anno pubblicano La vita è una pizza [2] e io devo decidere se leggerlo oppure no, perché lo stile di Stefano mi piace e il tema del libro sembra un po’ un mistero: sono i bambini o gli adulti? Oppure non ha importanza perché la posta in gioco è più alta?

Il libro è strutturato in capitoli brevi che possono fare storia a sé e al contempo formano un complesso organismo di sentimenti, ricordi e riflessioni ed è grazie a questo che lo sguardo del bambino e dell’adulto che sono in noi si intersecano creando molteplici punti di vista; La vita è una pizza, tra l’altro piacevolmente e sapientemente illustrato, è un libro per tutti nel senso che è dedicato a noi tutti, bambini di oggi e adulti di ieri, se mi permettete il gioco di parole.

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la sottoscritta all’età di tre anni fotografata dal suo papà

Quando ho iniziato a leggerlo volevo segnarmi i punti salienti, ma a un certo punto ho smesso, perché divertimento, emozione e commozione non mi hanno lasciato in pace un attimo e neanche quel senso di rivelazione, quando ho scoperto di sentirmi meno sola (e fortunatamente meno unica).

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Il capitolo che mi ha fatto piangere come una fontana 🙂

Se volete fare un dono a voi stessi o a qualcuno che stimate e amate, portategli La vita è una pizza e il suo universo di mamme, papà e figli che a volte siamo ognuno di noi.

[1] Lamerikano. Perché gli Stati Uniti hanno ancora qualcosa da sognare (e noi no), di Stefano D’Andrea, Angelo Colla Editore

[2] La vita è una pizza, di Stefano D’Andrea, Corbaccio 2015

Nelle librerie e su amazon

Stefano è anche l’ideatore di UAM (su tumblr) Umani a Milano (pagina facebook)

Aleksandra Semitaio


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Un atto d'amore per la Puglia

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L'agricoltura biologica e sociale nel cuore della Sicilia sud-orientale

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