Ho iniziato a progettare questo articolo sin dal momento in cui ho appreso dell’incontro nazionale dei digital champions. La divulgazione della cultura digitale, le istanze di formazione e diffusione dal basso, l’empowerment digitale (anche di genere) sono azioni e concetti che mi stanno molto a cuore.
Per promuovere la cultura digitale non è indispensabile essere digital champion, ma questo non vuol dire che possiamo fare a meno di una figura del genere. Non ne troverete uno che sia uguale a un altro per competenze e azioni sul territorio.
La cultura digitale è un universo vario e composito. Tutto ciò che ha che fare con il digitale, però, non è solo innovazione e nuove tecnologie come si potrebbe pensare di primo acchito. È pur vero che questo universo ha subito un’accelerazione importante in questi ultimi anni sia dal punto di vista hardware che software e le società, il mondo del lavoro, quello politico ed economico di tutto il mondo si sono evoluti anche sotto la spinta della crescita della cultura digitale.
Non è una crescita verticale né piramidale: trasversale e orizzontale sono gli aggettivi corretti da usare per indicare le istanze che ne connotano l’evoluzione. Commistione, invece, un buon sostantivo che ci permette di comprendere quanto ogni aspetto della nostra vita sia investito dal fenomeno di questa prima parte del terzo millennio che coinvolge tutto il mondo.
Alcune culture e società sono riuscite ad avventurarsi sin da subito e con profitto in tutto ciò che rappresenta la cultura digitale, altre ci hanno messo o ci mettono più tempo e il gap che si è creato ha molte cause individuabili in luoghi e momenti diversi della storia di un paese. I punti di partenza possono essere molteplici anche quando si cerca di individuare le cause di certi ritardi nella nostra piccola Italia.
Eppure, proprio qui in Italia, ci sono persone che operano quotidianamente per colmare questo gap e molto spesso ci riescono, diffondendo nei molti modi peculiari della cultura digitale, nuove buone pratiche, nuove competenze, nuovi lavori, nuove informazioni. E infondendo nuova vita in tutti gli strati della nostra società.
Eppur si muove, mi ha scritto, infatti, Liuba Soncini, che ho avuto l’occasione di conoscere durante il workshop di digital inclusion e digital empowerment “Donne Digitali” che si è tenuto a Modena il 6 giugno 2015. Liuba è digital champion per Modena, web coach per l’associazione EWMD di Reggio Emilia, si occupa di inclusione digitale di genere e alfabetizzazione digitale e, come dico sempre, molto altro. In questo “molto altro” c’è anche il bellissimo dono di una sua riflessione sull’Italian Digital Day che si è svolto alla Reggia di Venaria il 21 novembre 2015.
Eppur si muove
Riflessioni a ruota libera sull’Italian Digital Day
“Ho partecipato all’Italian Digital Day a Venaria come Digital Champion di Modena, perché desideravo ritrovare le persone conosciute in questo anno di attività per promuovere la cultura digitale sul territorio.
Ci siamo trovati per la prima volta il 20 novembre 2014 a Roma come pionieri: 100 volontari sparsi su tutto il territorio nazionale con la voglia di fare qualcosa per un paese che stava arrancando tremendamente sull’innovazione digitale, mentre il resto dell’Europa correva a grande velocità. E’ stato un anno vissuto intensamente: tanti grandi progetti sono stati realizzati, alcuni con tanta soddisfazione, altri ancora in corso.
A Venaria abbiamo dedicato un pomeriggio di lavoro per ragionare sul futuro dell’Associazione Italiana Digital Champions. L’Associazione è nata un anno fa da un’idea azzardata, quanto innovativa, di un Riccardo Luna fresco di nomina a Digital Champion italiano: l’idea di far partire dal basso la spinta per portare l’Italia verso l’innovazione digitale. Dai primi 100 Digital Champions locali che ne hanno firmato la costituzione ora siamo più di 3000. Questo comporta necessariamente un ripensamento organizzativo per consentire alle tante persone che, volontariamente e senza etichette, ogni giorno cercano di dare un contributo per diffondere innovazione e cultura digitale. I tavoli di lavoro cui abbiamo partecipato hanno evidenziato i tanti punti di forza della nostra rete, che vanno presidiati e incentivati, ma ovviamente anche delle criticità, a partire da un coordinamento sia nazionale che regionale che diventi strategico per consolidare quanto viene fatto e consentire una migliore diffusione di best practices.
Perché, come scrive Guido Scorza avvocato e Digital Champion: “Il Paese deve imboccare senza più alcuna esitazione la strada che porta al futuro ed investire nell’innovazione e nel digitale” e “guardare al futuro”.
L’Italian Digital Day non è stata una celebrazione dei Digital Champions, ma un momento di incontro per fare il punto della situazione con le luci e le ombre che ancora possiamo rilevare.
Innanzitutto è ormai chiaro che il paese (cittadini, istituzioni e aziende) ha bisogno di poter accedere a una connessione veloce come asset fondamentale per usufruire della digitalizzazione di servizi e strumenti. Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, ha presentato il piano di sviluppo della banda larga: entro il 2017 copertura della banda ultralarga mobile al 95%, mentre per quella fissa l’obiettivo è il 75%.
La strada quindi è ancora lunga e difficoltosa. Le aziende hanno bisogno di contare su un accesso veloce per migliorare la propria organizzazione e le pubbliche amministrazioni devono smaterializzare sempre più i propri servizi. A tutto questo possiamo aggiungere la necessità di alfabetizzare un paese in cui ancora oggi 4 persone su 10 non usano Internet. Dai dati che sono stati presentati a Venaria qualche spiraglio di luce si intravede: l’importanza delle competenze digitali e di strumenti efficaci sono percepiti come fondamentali dalla maggioranza delle persone.
Significativa è stata la presenza dell’Agenzia per l’Italia Digitale: una vera e propria squadra di professionisti che stanno lavorando a tanti progetti, alcuni già in fase di realizzazione, con una strategia definita Piano Crescita Digitale. L’obiettivo si chiama Italia Login, una piattaforma digitale che integra i vari settori (sanità, scuola, giustizia, ecc.) in un unico accesso, attraverso il Servizio Pubblico d’Identità Digitale e l’anagrafe nazionale della popolazione residente, che abiliterà la profilazione. Un altro tassello importante sono le linee guida dei siti web della PA: un sistema condiviso e aperto a proposte e miglioramenti che vuole rendere la navigazione e l’esperienza del cittadino/utente online coerente e omogenea. Il primo sito web a adottare il nuovo design è stato proprio governo.it, con la nuova impostazione rilasciata lo stesso giorno dell’Italian Digital Day.
Eppur si muove. Da quanto ci è stato raccontato a Venaria i primi timidi segnali ci sono tutti. Condividiamo anche la richiesta dell’on. Antonio Palmieri, dell’Intergruppo parlamentare innovazione, che ha sollecitato Renzi a nominare un ministro o un sottosegretario con una delega dedicata all’innovazione e al digitale, affinché possa esercitare il ruolo fondamentale di coordinamento politico dei tanti protagonisti e stakeholders interessati.
Infrastrutture, piattaforme, alfabetizzazione, sicurezza ma soprattutto comunicazione. Personalmente è stato molto importante sentire la testimonianza legata alla presenza online e offline della Polizia di Stato, che sta svolgendo un ruolo significativo nell’educazione all’uso dei dispositivi tecnologici di giovani e adulti e nella diffusione della legalità, nel senso più ampio del termine. Credo che istituzioni e forze dell’ordine possano dare un contributo straordinario, con la loro presenza online e sui social network, all’educazione civica digitale dei cittadini e alla prevenzione di comportamenti scorretti.
L’educazione è infatti la sfida più rilevante per il nostro futuro, a partire da una scuola che accolga non solo i nuovi strumenti tecnologici a disposizione ma che consenta una integrazione nella didattica di coding, stampa 3D, pensiero computazionale e nuovi contenuti per trasformare l’apprendimento in una palestra esperienziale inclusiva. I tecnici del Miur hanno raccontato il Piano Nazionale Scuola Digitale e l’introduzione di una nuova figura in ogni scuola, l’animatore digitale, nata sul modello dei Digital Champions che avrà il compito di supportare la sperimentazione digitale e la formazione.
Vorrei chiudere con la speranza che le tante idee interessanti e i progetti raccontati a Venaria non siano solo una bella facciata dietro la quale nascondere arretratezza e fallimenti, ma diventino nel prossimo futuro una realtà diffusa su tutto il territorio nazionale.”
Liuba Soncini
[La foto di copertina è presa dal web, ma non sono riuscita a stabilire la fonte originaria per citarla correttamente. Se qualcuno dovesse essere titolare dell’immagine, può scrivermi liberamente e sarà mia cura cambiarla o attribuirne correttamente la proprietà.]