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Slow Life, Slow Food

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“Siracusa in Slow”: alla scoperta dei prodotti dei presidi Slow Food per “Il Gusto della Luce – Expo e Territori”

È passata una settimana dall’ultimo evento in Impact Hub a Siracusa, non ho fatto altro che correre di qua e di là, più che altro mentalmente o con le dita sulla tastiera e non ho avuto modo di raccontarvi della cena con la Condotta Slow Food di Siracusa. Mea Culpa. Alla serata “Siracusa in Slow” del 10 ottobre hanno partecipato, con gran gusto dei presenti, il fresco e delicato miele di timo di Xiridia Miele, il croccante e saporito Cavolo Vecchio di Rosolini dei Brassicari Rosolinesi di Valle del Tellaro, il Pane con la P maiuscola di Tumminia di Leontinoi dei F.lli Vescera, l’appetitosa salsiccia di suino nero di Palazzolo Acreide con l’azienda agricola Domus Hyblaea, l’olio extravergine di oliva di Terraliva, il vino rosso nero d’Avola in purezza Doc Sicilia 2014 Re Federico e il Solacium Moscato Bianco Siracusa Passito dell’azienda agricola Pupillo e la mandorla della varietà Romana di Noto che per l’occasione si è trasformata in un biancomangiare delizioso.

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Sentiamo spesso parlare di Slow Food; quando ho scoperto che avevo la possibilità di partecipare a un evento di degustazione e presentazione dei prodotti, ho deciso che non potevo perdermelo. Il bello di Slow Food è che ci permette di conoscere le eccellenze alimentari dei vari territori italiani e, al contempo, di conoscerne anche i produttori. Questa doppia opportunità ha un valore anche per i produttori stessi, perché gli permette di confrontarsi fra di loro e di interloquire con i destinatari dei loro prodotti, gli utenti, i clienti. Persone come me, insomma.

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Nonostante le timidezze di alcuni, tutte le aziende presenti alla cena sono state disponibili a raccontarci dei loro prodotti e di se stesse.  Carmela Pupillo mi ha donato questo intervento sulla serata:  “L’azienda Agricola Pupillo è  in una associazione come Slow Food prima di tutto perché si occupa di presidiare e tutelare il territorio agricolo. La nostra azienda è a Targia in una zona parecchio degradata e schiacciata fra la città, la cementificazione e la zona industriale.

Siamo diventati una sorta di presidio agricolo con i nostri 100 ettari, un piccolo polmone verde a salvaguardia di una città. Dopodiché ho scoperto che in questa associazione mi sentivo molto a mio agio dato che i temi di maggiore attenzione sono agricoltura di piccola scala e favorire la biodiversità; dal 2004, inoltre, esiste anche il grande movimento di Terra Madre. Sono stata “contenuta” da diversi contenitori e mi sono spesso trovata a disagio, soprattutto in quelli istituzionali (lo dico con un filo di tristezza), ma quando al contrario ti senti “ben contenuta” diventi tu stessa parte del movimento, ti spendi e non ti pesa; penso a sabato sera quando Rodolfo Paternicò ha cucinato e io servito ai tavoli, i ragazzi di Rosolini preparato l’insalata con il loro cavolo vecchio presidio di Slow food. Tutto è stato sentito e naturale.”

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Grande soddisfazione anche da parte del vicepresidente regionale, Carmelo Maiorca, che fra gli obbiettivi di Slow Food mi ha indicato la tutela della biodiversità e la comunicazione e valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche attraverso diverse iniziative quali i classici Presidi Nazionali, Terra madre, il Salone del Gusto, Slow Fish, Cheese e i Laboratori del Gusto. So che non vi ho fatto ancora venire abbastanza l’acquolina in bocca, perciò sappiate che l’ulteriore gioia è stata poter chiacchierare con lo chef della serata, Rodolfo Paternicò, che mi ha spiegato la preparazione delle pietanze mentre lavorava (potere della condivisione degli spazi in Impact Hub) e ha contribuito a scaldare e vivacizzare la serata diffondendo il profumo dei cibi per tutto l’hub ben prima di metterci a tavola.

Un grazie immenso a Viviana Cannizzo di Impact Hub che ha fatto sì che avvenisse tutto questo: la convivialità passa anche dall’ospitalità e dallo speciale savoir faire che è il filo rosso di tutti gli eventi de Il Gusto della Luce.

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Social Food, Impact Hub: Sicilia è.

Social Food: mescolare sapori e culture per creare inclusione sociale – Il Gusto della Luce – Expo e Territori – Siracusa – Impact Hub

C’era una volta un ragazzo ucraino che sentendo parlare del latte di mandorla pensava che la mandorla fosse un animale come la mucca.
C’era una volta Abramo, che suonava Per Elisa al pianoforte dopo aver cucinato per tutti moussaka e arancini.
C’era una volta e c’è ancora una Casa abitata da persone il cui  sogno più grande è smettere di dipendere da finanziamenti esterni e diventare produttori autonomi di alimenti di qualità lavorando i terreni confiscati alla mafia.

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C’è stato un momento nel 2011 in cui sono rimasta un po’ sola. Un po’, non troppo, perché avevo amici vicini e lontani, e parenti un po’ più lontani. Nella mia vita un po’ nomade lungo l’Italia, caparbia nella mia ricerca di indipendenza e autonomia, nonché di amore, mi è capitato, a causa di un evento incontrollabile, di sperimentare ciò che accade quando un elemento del gruppo è gravemente ferito. Ho fatto tutto ciò che potevo per mantenere una promessa e, se attorno a me e con me, non ci fosse stata quella rete di persone che mi ha aiutato, non sarei qui a scrivere. Magari sarei a scrivere da un’altra parte 🙂 ma non avrei avuto il privilegio di partecipare ieri sera all’evento organizzato dall’Impact Hub di Siracusa insieme a 11Eleven, L’Arcolaio, Casa dei Giovani e Cesvi.

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In questi ultimi anni la rete è diventata, purtroppo, veicolo di messaggi e immagini rabbiose. In questi anni la mia vita cambiava, perdevo e ritrovavo, e nuovamente perdevo, lavoro, ma rimanevo convinta che qualcosa si può fare oltre la rabbia e il desiderio di spaccare tutto. Oltre la paura che l’alieno sotto casa ti esca dalla pancia e ti trasformi in qualcos’altro. Mi chiedo in quanti siamo a essere diventati schizofrenici e miopi.  Anche se so che qualcuno ancora ci vede bene, talmente bene che riesce a sbirciare nel cuore dei ragazzi che ha di fronte. E quel cuore ha una nazionalità, una lingua tutta sua, e speranze simili alle nostre. Magari ha anche nella mente un piatto preferito, che non mangia da giorni. Qualcosa come le focacce che faceva mia nonna e che a me non vengono mai uguali. E invece sono piatti di paesi altri, stranieri. Paesi di tavole apparecchiate con ricordi e desideri, come le nostre. Come ieri sera, all’evento organizzato dall’Impact Hub di Siracusa.

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Perché apprezzo Expo 2015? Credo che, nonostante alcune problematiche spesso insormontabili, bisogna parlare di cibo e alimentazione. E parlare di cibo e alimentazione insieme a tutti i paesi del mondo è un’opportunità da non perdere. Questa opportunità spesso ce l’abbiamo sotto casa. Ho davanti a me la brochure di 11Eleven, è scritto: “La cucina è un terreno fertile (…) cucinare è un ottimo esercizio per allenarsi al rispetto reciproco e all’ascolto attivo e per scoprire tutto il potenziale creativo dei processi di comunicazione tra persone che hanno modi diversi di pensare, intendere e fare. La cucina è una potente metafora dell’incontro tra culture.”.  E la Sicilia è un luogo eccellente per concretizzare questa metafora.

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Il 27 agosto è stata una buona giornata, che si è conclusa con la mia partecipazione all’evento di Social food presso l’Impact Hub di Siracusa, il tutto nell’ambito dell’iniziativa promossa dall’area marina protetta del Plemmirio e dal comune di Siracusa all’interno del programma Expo e Territori lanciato dal Ministero dell’Ambiente in occasione di Expo Milano. Una cena da leccarsi i baffi accompagnata da un vino delizioso: cuochi e ricette del team di 11Eleven, mandorle e sciroppo di carruba della cooperativa L’Arcolaio, vino da uve Cataratto prodotto dalla Casa dei Giovani. Associazioni e cooperative che portano avanti con grande energia tutto ciò che di bello e buono ha la Sicilia e si rimboccano le maniche per ricostruire le vite che gli vengono affidate, vite di ragazzini smarriti arrivati con vecchi barconi, vite di ragazzini persi in quartieri dormitorio invasi dalla mafia, vite di carcerati che sognano un lavoro vero e la possibilità di riscattarsi, vite di tossicodipendenti che lavorano con costanza orti, campi e vigneti, si scoprono allevatori e produttori. Vite di individui che imparano a essere autonomi, che imparano a costruire e non a distruggere.

Qui sotto tutti i link

Impact Hub “buone idee, buone realizzazioni”
11Eleven
L’Arcolaio
Casa dei Giovani
Cesvi

Qui il primo video della serata che sono riuscita a caricare


102 chili sull’anima, una recensione

C’è un tempo e un luogo per le antiche storie che narrano di draghi, demoni e streghe da affrontare, c’è un tempo e un luogo anche per il più grande antagonista che abbiamo: la nostra anima nera. C’è un tempo e un luogo che sono un Per Sempre e In Ogni Dove, per ascoltarle queste storie, per trarne esperienza, motivazioni e gioia.

La narrazione di un frammento della storia personale di Francesca Sanzo inizia quasi come una fiaba d’altri tempi: “Durante l’estate del 2013…”. Che riecheggia il caro vecchio C’era una volta, ma in un tempo ben definito, che ci aiuta nella percezione della realtà della storia. L’inizio di un mutamento sempre in divenire (perché a percorsi di evoluzione interiore ed esteriore non si può porre un termine) che continuerà a srotolarsi davanti agli occhi di ogni lettore che vorrà conoscerne i particolari, i modi e i tempi.

Sì, si parla di un dimagrimento, ma non è tutto qui e non sarebbe più semplice se fosse così: nelle antiche storie c’è un protagonista, un accadimento che spinge l’eroe in luoghi sconosciuti, una serie di ostacoli da superare che rendono l’eroe (e l’eroina, ovvio) di volta in volta più forte e lucido, un antagonista dai poteri mortali, un inevitabile obbiettivo da raggiungere che al termine della storia si rivela “altro da sé”.

Questo è ciò che accade in #102chili. E’ la prima volta che una donna vi narra del suo mutamento a quarant’anni? Questa è una storia per tutte le età e per ognuno di noi che vuole smettere di sentirsi solo fra le onde dei cambiamenti, che siano cercati oppure no. Francesca si rende conto che deve abbandonare il suo status di individuo in sovrappeso, l’ultimo segnale potrebbe essere un’osservazione sincera di sua figlia.  Ma quello che impariamo è che possiamo sempre darci una possibilità e che il coraggio si prende a piccoli passi che col tempo diventano grandi falcate e corse, corse veloci nel vento. Anche se sembra impossibile.

Abbiamo sempre trovato i modi per raccontarci la vita. E le antiche storie hanno rinnovato i linguaggi: grazie a un modo narrativo positivo, costruito pazientemente e con costanza attraverso il blog Panzallaria, Francesca Sanzo è arrivata donarci “102 chili sull’anima”. E’ scesa nel suo personale bosco oscuro, nel mare profondo che potrebbe risucchiare, ha aperto l’armadio degli spettri e ne è uscita trasfigurata.

“Mi auguro che queste pagine possano essere lette da persone che non solo desiderano cambiare il loro rapporto con il cibo, ma che più in generale sentono che il cambiamento è l’unico modo per andare avanti, per vivere bene e per vivere a lungo, nella lunghezza che è data a ogni vita.” E per avere sempre una buona storia da raccontare.

Francesca Sanzo “102 chili sull’anima” Giraldi Editore – anche in formato e-book nelle librerie e su Amazon
blog Panzallaria e sito professionale (Francesca è una digital coach, fa workshop e consulenza sulla comunicazione digitale)
Non ho l’autografo sul libro, ma ho la mia intervista recente. 😉

Francesca Sanzo

Francesca Sanzo


Ricordare Palermo: Sicilia è.

Era davvero da parecchio tempo che non visitavo una Città con la C maiuscola; il desiderio di viaggiare e immergermi il più possibile nell’anima di un luogo l’ho sempre avuto, ma non sono mai riuscita a spostarmi molto, nonostante frequenti traslochi: in quarant’anni la Sicilia è solo la quarta regione d’Italia in cui mi permetto di vivere, dopo la Puglia (in cui sono nata e cresciuta), il Lazio e il Veneto. Perciò la scorsa settimana ho deciso di visitare Palermo e ho scoperto una città bella e viva, ricolma di gente, piena di turisti di tutto il mondo, calorosa e accogliente.

Teatro Massimo

Teatro Massimo

La città mi ha accolto a braccia aperte, profumata di zagare, incenso e panini con la meusa: città più volte ferita e torturata, sorprende per la vitalità potente dei suoi abitanti, i viali immensi alberati, la storia e l’arte che ogni dove  si affastellano e sbocciano continuamente in scorci diversi nel sole e nell’ombra. Ci tornerei domani, se potessi! Nonostante il traffico e i parcheggiatori abusivi, nonostante le pagine tristi che all’improvviso si possono aprire davanti a una lapide commemorativa. Ci tornerei perché molti sono i palermitani che non si piegano. Ho finalmente compreso a fondo i motivi per i quali tanti cittadini di città difficili da vivere non vanno via, ma combattono insieme.

Verso Via Maqueda

Verso Via Maqueda

Particolare all'incrocio I Quattro Canti

Particolare all’incrocio I Quattro Canti

Piazza della Vergogna ovvero Piazza Pretoria

Piazza della Vergogna ovvero Piazza Pretoria

La Martorana, Santa Maria dell'Ammiraglio

La Martorana, Santa Maria dell’Ammiraglio

Murale nel quartiere Ballarò

Murale nel quartiere del mercato di Ballarò

la luce nella chiesa di San Cataldo

la luce nella chiesa di San Cataldo

Le dorature di uno degli innumerevoli e meravigliosi mosaici (questo a Palazzo dei Normanni)

Le dorature di uno degli innumerevoli e meravigliosi mosaici (questo a Palazzo dei Normanni)

Il Ficus monumentale nell'immenso Orto Botanico

Il Ficus monumentale nell’immenso Orto Botanico

l’Orto Botanico e l’Università

Al Fondaco del Conte siciliani e oltre

Panormus e l’Expo 2015: cibo e felicità

Una deliziosa cassata

Una deliziosa cassata


Partigiani dell'ambiente

Un atto d'amore per la Puglia

progetto Frutti degli Iblei

L'agricoltura biologica e sociale nel cuore della Sicilia sud-orientale

Quaderno di arabo

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Al bar Etna

Al Bar insieme o soli, scambiarsi racconti, fatti, idee, informazioni, sorseggiando caffé o drink

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