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La Felicità INterna Lorda

Arriva un momento nel quale è necessario raccontare. Il tentativo è sempre quello di essere brevi e comprensibili, trasmettere il messaggio e le informazioni il più possibile, donare a chi legge l’opportunità di raccontare a sua volta e di agire.

Già tre frasi di una premessa che forse potevo risparmiarvi. Da qualche parte ho scritto e in qualche momento ho detto che la Felicità è impegnativa. Succede oggi, 3 dicembre 2016, che a Catania, durante il Festival della Felicità INterna Lorda, sono e siamo arrivati a un punto di non ritorno nel quale le energie messe in campo devono concretizzarsi in azioni.

Siamo in Sicilia, regione del mondo complessa, da sempre e per sempre crocevia di culture e istanze che si spingono oltre antiche abitudini, mentalità deleterie e pregiudizi. L’urgenza è quella di comunicare al meglio ciò che sta succedendo e ciò che vogliamo che accada. Mettervi e metterci tutti (o la maggior parte di noi) nelle condizioni di agire i cambiamenti profondi che stanno attraversando le società di tutto il mondo.

Ognuno di noi a suo modo, con e senza sovrastrutture intellettuali, si chiede almeno una volta nella vita: cosa posso fare? Non è una domanda filosofica, detto volgarmente; è una domanda che ha a che vedere con la vita pratica, spesso è autoreferenziale: cosa posso fare per vivere meglio? Cosa posso fare per far vivere meglio la mia famiglia? Cosa posso fare per far vivere meglio i miei amici, i miei concittadini?

Cosa possiamo fare, quando abbiamo voglia di fare qualcosa e siamo immersi in quella che Giovanni Verga chiamava la “fiumana della vita”? Girarci a guardare negli occhi chi ci è accanto, per incominciare.

Cosa vuol dire agire concretamente? Trasmettere pratiche, competenze, raccontare ciò che produciamo, compiere azioni che incidano sulla società in cui viviamo: fare. Dare il giusto nome alle cose, comprendere cosa è giusto. Non imporre, ma condividere. Le parole hanno un limite che passa dalla definizione, dal valore che gli diamo. Ma ciò che abbiamo nelle mani è reale. Sì, ci sono delle competenze che albergano nel campo dell’immateriale, allora potremmo provare a tradurre tutto questo in informazioni utili a tutti.

Tutto questo per dire che ci sono delle persone attorno a noi che non vedono l’ora di coinvolgervi. È vero che se si fa insieme, se si prova a fare qualcosa di nuovo, che viene percepito come diverso, forse rischioso, è più facile, più accessibile, più dirompente. Infine, fa meno paura il cambiamento, quando siamo in tanti ad agirlo.

Avete un bisogno, chiedete; avete un problema, parlatene. I problemi si possono rovesciare in bisogni, i bisogni possono essere soddisfatti cercando insieme i metodi da applicare.

Potrei raccontarvi progetti, invece vi invito a cercarli, conoscerli e farvi coinvolgere. È faticoso? Avete altro da fare? Siete sicuri che ciò che state cercando di fare non abbia la risposta in quello che vi ho scritto?

C’è un bambino in una stanza che dà su una scala, dove porta la scala? Noi siamo quel bambino?

 

“Use your heart, use your hands” (Gunter Pauli)
And use your brain 😉


Ma quante Stories! Il futuro è la Realtà Aumentata

Pochi giorni dopo il mio workshop “Marketing & business con Snapchat” presso Make Hub di Marina di Licata, Instagram si adegua velocemente alle nuove abitudini imposte da Snapchat e lancia Stories.

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Cito brevemente Wired perché l’aggiornamento è già stato condiviso e commentato con grandissima rapidità: “Con Instagram Stories puoi combinare tra loro fino a 100 tra immagini e video per creare una storia personalizzata da condividere con i tuoi follower per 24 ore, senza che appaia nel feed o sul tuo profilo. Alle storie puoi aggiungere testo, emoji, sticker e filtri, mentre commenti e reazioni resteranno privati. Il rilascio è previsto nelle prossime ore per tutti gli utenti sia su dispositivi iOS sia Android.“.

Il valore aggiunto di questa novità è che noi utenti di Instagram non dovremo preoccuparci di fare overposting, cioè di sovraccaricare l’account (fino a 100 tra immagini e video!), perché le storie sono suggerite nella parte superiore della schermata feed: un cerchietto rosso attorno alla foto del profilo di coloro che seguiamo ci avviserà se ci sono storie in corso e il sistema per fruirle è molto simile a quello di Snapchat.

Fattori negativi al momento ce ne sono parecchi, almeno secondo gli standard di noi utenti Snapchat: i testi non possono cambiare colore (solo bianco, ma correggetemi se sbaglio), si possono usare le emoji in dotazione alla tastiera del nostro smartphone (o comunque delle tastiere che usa ognuno di noi), ma Instagram non propone emoji aggiuntive né, men che meno, i filtri facciali ovvero lenses.

Nel blog post di Instagram in effetti i filtri stile Snapchat non sono stati annunciati; si parla di creatività e di strumenti di testo e disegno, non di filtri: “With Instagram Stories, you don’t have to worry about overposting. Instead, you can share as much as you want throughout the day — with as much creativity as you want. You can bring your story to life in new ways with text and drawing tools.“.

Nel titolo di questo pezzo ho scritto che il futuro è la realtà aumentata. Ne avevo già parlato due articoli fa, e qui, perdonatemi, ma mi autocito: “nel frattempo Snapchat ha assunto Raffael Dickreuter, professionista degli effetti speciali di Hollywood, per lavorare sulla realtà aumentata* che, probabilmente, accrescerà e raffinerà il divertimento e il coinvolgimento già pienamente ottenuto grazie al tool Lenses (i filtri facciali).“.

Ovviamente parliamo di futuro immediato, quello che rincorriamo (quasi) tutti quotidianamente, soprattutto quelli di noi che alimentano le loro storie di vita e di lavoro grazie alle nuove tecnologie e alla cultura digitale.

Qual è il valore aggiunto della augmented reality contro la realtà virtuale? È molto mobile friendly, basta uno smartphone o un tablet e ce l’hai con te, mentre per la realtà virtuale bisogna disporre di strumenti aggiuntivi, come mascherine e sensori. Focus ha da poco pubblicato un intero numero in realtà aumentata alla portata di tutti, qui trovate tutti i dettagli.

A proposito del fare marketing con Snapchat, al mio workshop ho avuto l’ardire di affermare che presto avremo la possibilità di inserire ulteriori contenuti all’interno dei nostri snap probabilmente grazie alla geolocalizzazione, per realizzare video o immagini in cui i luoghi ripresi ci restituiranno molto di più di quello che normalmente i nostri occhi possono vedere: un po’ come quello che accade al cyborg di Terminator quando osserva il mondo circostante e ne rileva dati aggiuntivi.

Provate a immaginare di applicare questa tecnologia a luoghi di interesse commerciale oppure storico o naturalistico. Tenendo conto che non è una realtà immersiva come quella virtuale e che ci permette di mantenere il controllo sul mondo circostante così come siamo abituati a percepirlo. Io sono emozionata al solo pensiero!

Tutte queste considerazioni senza dimenticare che Snapchat è un’app di messaggistica istantanea e non un social network per immagini come Instagram: la differenza è fondamentale, se si tiene conto che l’uso che ne facciamo è profondamente diverso ed è dettato dall’evoluzione nel gusto della condivisione che sta maturando fra gli utenti di tutto il mondo e che si può individuare nel preferire determinati contenuti e momenti di vita con un occhio alla privacy e uno all’esclusività.

Voi cosa ne pensate?

 


Snapchat: 15 motivi per i quali potete fare quello che volete

A due giorni dal mio workshop su Snapchat a Marina di Licata, presso Make Hub, succede qualcosa. Niente di particolare. Anche se non si dovrebbe scrivere un’affermazione del genere all’inizio di un articolo per un blog.

È apparso un articolo, come tanti, recentemente, proprio su Snapchat, contenente un elenco di persone da seguire, molte, davvero meritevoli e per svariati motivi. Almeno secondo i miei gusti; perché, perdonatemi se mi ripeto, su questo social network funziona così: potete seguire chi volete, per quanto tempo volete, quando vi pare e nella modalità che preferite, perché tanto lo troverete sempre lì, fra gli aggiornamenti.

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Indipendentemente dai consigli di chi è già su Snapchat da tanto o poco tempo (ma chi è da poco tempo, quanto ha compreso delle dinamiche che si sviluppano su questo social? Un mese può bastare per averne un’idea? Ed è giusto che io ponga questa domanda?)

Il titolo è un inganno bonario, una spinta alla riflessione. La mia è che non posso permettermi in assoluto di affermare qui e ovunque, che ci sono dei profili di snappers che non meritano di essere seguiti. Qualsiasi opinione io abbia di tutti coloro che seguo non posso pensare che il mio sia un giudizio assoluto e pormi nei confronti di chi mi sta ascoltando con questo piglio.

Sono in molti quelli che affermano che è preferibile non fare snap di vita privata, altrettanti quelli che affermano che è preferibile non fare snap in cui si parla del proprio lavoro (o di eventi a cui si partecipa, per esempio): sono due estremi, in mezzo metteteci quello che volete, le sfumature sono infinite.

Io, invece, affermo che nessuna delle due è giusta: infatti, come ho già scritto (questo me lo ricordo), su Snapchat è più importante l’interazione del contenuto, perché senza interazione il contenuto non viaggia. In poche parole, state parlando nel vuoto, a meno che non beneficiate di quei “quattro lettori e mezzo” che aveva Manzoni (io li ho e me li faccio bastare!) 😉

Cos’è l’interazione? Di cosa è fatta? Su Snapchat i fattori in gioco sono tantissimi: includendo le loro combinazioni, ho osservato che lo spirito intraprendente e giocoso, la dolcezza, la gentilezza e un modo di porsi assertivo, hanno la meglio su tutto. Un altro fattore importante è sapersi rapportare con la propria immagine riflessa.

L’interazione non è solo dialogare in chat, ma far partire lo spunto al dialogo nel momento stesso in cui siamo davanti all’obbiettivo dello smartphone e abbiamo dieci secondi per parlare.

Ho scritto cose scontate, ma con grande consapevolezza, a maggior ragione perché io spesso non riesco a trasmettere tutto insieme ciò che ho elencato qui sopra; se provo a osservarmi dai miei snap, vedo che restituisco un’immagine seriosa e ondivaga, ma tant’è: preferisco farmi suggestionare dagli altri snapper e dalle persone che mi circondano, e poi raccontarvele.

(Grazie a pantonemr per la chiacchierata e gli spunti)


Starsnap memories

starsnapmemoriescover

Se mi chiedessero in questo momento cosa sia per me Snapchat, risponderei che è una forma di narrazione orale frammentaria e ubiqua.

Narrazione orale perché, nonostante sia un social network nato sotto l’impero dell’immagine, gli snap “parlati” sono in gran numero e a qualsiasi ora della giornata: tutti, o quasi, parliamo (a volte anche troppo e poi magari vi dico perché), condividiamo ricordi, impressioni, riflessioni, scherzi, favole, ricette, consigli, sentimenti, dialoghiamo da uno snap all’altro usando i contest oppure semplicemente rispondendo alle domande altrui.

Frammentaria in ragione del meccanismo stesso della creazione degli snap che possono essere scatti visualizzabili fino a un tempo massimo di dieci secondi e video, anch’essi della durata massima di dieci secondi (lo scrivo a beneficio di coloro che ancora non l’hanno provato); ogni snap può essere inviato in chat privata ad un altro snapper che abbiamo aggiunto alla lista di coloro che vogliamo seguire oppure essere inserito in una storia pubblica che si sviluppa in modo fluido nell’arco di 24 ore (ogni singolo snap scompare allo scadere delle 24 ore dalla sua pubblicazione).

E ubiqua, sì: io seguo snappers un po’ da tutto il mondo, perciò mi basta far partire gli aggiornamenti e passare senza colpo ferire da Roma a Sacramento, da Sidney a Miami, da Milano a Zanzibar, da Catania a Parma al Lago Balaton a Londra in un susseguirsi di paesaggi, situazioni, eventi, strade, locali, case private, giardini, sale riunioni.

Snapchat è anche metadiscorso, se mi passate il termine, perché la maggior parte di noi dedica almeno uno snap al giorno agli aggiornamenti, agli usi e costumi che si stanno affermando, al chiedersi se sia o meno opportuno mutuare alcune abitudini da altri social, ai consigli su come usarlo al meglio, ai feedback sulla quantità di snap da fare oppure sulla durata della visualizzazione delle foto, a come cambiare font per scrivere, ai follow alle views agli skip agli swipe ecc ecc 🙂

A me sembra che in qualche modo, questo social tacciato di superficialità, sia in realtà molto più addentro la vita, e fornisca stimoli ad approfondire o a scoprire, perché l’esperienza, trasmessa attraverso lo sguardo diretto di chi si sta guardando, è realmente percepita come più veritiera, ma soprattutto è più sentita.

Ovviamente, la realtà filtrata da un altro sguardo non può essere definita realtà oggettiva; senza finire in un campo filosofico minato, non è detto che si debba avere le stesse opinioni e visioni dello snapper di turno, ma certo la sua finestra sul mondo ha un suo valore, non assoluto, ma importante.

Concludo questo breve pezzo sottolineando che “frammentario e ubiquo” sono aggettivi dalla valenza doppia, possono essere letti sia in negativo che in positivo: sta a voi fare una scelta che non voglio imporvi, ma non sarei sincera se non vi invitassi con entusiasmo a entrare in questo mondo a tratti ancora grezzo e confuso e con qualche difetto (gli snap logorroici, ad esempio, e il fare i conti con il tempo a disposizione per visualizzare tuuuutte le storie).

Il prossimo 29 luglio porterò il mio workshop su Snapchat (perfezionato, arricchito e aggiornato) al Make Hub di Marina di Licata (Agrigento), nel frattempo Snapchat ha assunto Raffael Dickreuter, professionista degli effetti speciali di Hollywood, per lavorare sulla realtà aumentata* che, probabilmente, accrescerà e raffinerà il divertimento e il coinvolgimento già pienamente ottenuto grazie al tool Lenses (i filtri facciali).

Io sono curiosa e voi?

 

*Attenzione, non sto parlando di realtà virtuale perché quest’ultima è un po’ difficile da portarsi in giro con lo smartphone.

 


Conoscersi e lavorare ai tempi di Snapchat

Il workshop “Marketing & business con Snapchat” è stato un grande successo! Più sotto trovate il testo (completo di link) dei ringraziamenti (e delle anticipazioni). Moltissime le informazioni da condividere, so che avrei potuto fare ancora meglio, ma vi prometto che tornerò presto con ulteriori tips & tricks.

Perché aspettare così tanto per un nuovo post qui su Apirolio? Da mercoledì 22 sono partite tante riflessioni sulle trasformazioni che stiamo vivendo in questi mesi: raccontare se stessi e comunicare il proprio lavoro, nonostante i molteplici strumenti a disposizione, sta diventando sempre più complesso, a tratti queste attività sono percepite come faticose e a ragione.

Io sono una forte sostenitrice dei social network e credo che possiamo impegnarci a non subirli e che abbiamo la possibilità di poterli sfruttare a nostro vantaggio; usandoli, però, mi sono resa conto che non è sempre così semplice come uno snap.

E già, perché snap vuol dire schiocco e il nome di questo social giallo sole vorrebbe proprio evocare che la comunicazione è facile come uno schiocco di dita. Visto in negativo, Snapchat potrebbe essere l’esasperazione della comunicazione e dell’ego. Il 15 giugno, su Twitter, ho avuto uno scambio di idee con Simone Bennati (@bennaker) che è mi è stato molto utile:

 

Così come uno dei feedback più frequente sull’uso di Snapchat è una domanda: “ma come fate a visualizzare tutte le storie degli snappers che seguite? Ci vuole troppo tempo.”. Più che lecito chiedersi come fare perché molti di noi lavorano e studiano e in questo momento, seguire gli aggiornamenti di una ventina di snappers richiede circa tre quarti d’ora, che non è poco nell’economia di una giornata. Voi avete trovato un metodo efficace? Io di solito metto lo smartphone appoggiato a un bicchiere e guardo le storie mentre faccio colazione oppure mentre faccio qualche piccola pausa.

Altra difficoltà per coloro che ne fanno un uso lavorativo è capire le metriche utili a quantificare l’engagement: il coinvolgimento, soprattutto della community di snappers italiana, manca sia di metriche a livello nazionale (sono pochi gli articoli che ne parlano) sia di strumenti scientifici per calcolarlo. Ma ci sono snappers che non si sono persi d’animo e sono riusciti a trovare alcuni metodi efficaci, seppure “manuali”: ottimi consigli li offre Stefano Mongardi sul suo the web mate e un ottimo scambio di esperienze arriva dal gruppo Facebook Snapchat Italia. Anche misurare il tasso di click sui vostri siti o blog o l’aumento di follower sugli altri profili social nell’arco delle 24 ore in cui avete fatto snap può essere utile.

C’è qualcosa, al di sopra di tutto, che continua a farmi preferire Snapchat relativamente alla possibilità di fare nuove conoscenze e creare partnership di ampio respiro come quella che si è creata fra me, Impact Hub Siracusa e l’Università di Milano Bicocca proprio in occasione del workshop: su Snapchat non esiste nessun algoritmo che mi impedisca di trovare persone distanti dai miei interessi e dalle mie passioni, perciò è molto più facile poter allargare i propri orizzonti professionali e amicali.

Una riflessione e una conferma notevole da questo punto di vista mi è arrivata da Rudy Bandiera (@RudyBandiera) con questo Tweet:

 

Un consiglio a conclusione di queste prime considerazioni: siate propensi alle interazioni, collegatevi ai profili di chi ha iniziato a seguirvi, non lasciateli sul limitare della porta di casa perché avete troppi follower, anche se non avete tempo di guardare le loro storie, collegarsi ai loro profili gli permetterà di interagire con voi attraverso la chat diretta e vi darà concretamente il polso di chi ascolta con attenzione le vostre storie.

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Ringraziamenti

Voglio ringraziare innanzitutto i nostri corsisti per la loro partecipazione e i loro feedback: non siete stati solo i destinatari della serata di formazione del 22 giugno, ma i suoi indiscussi protagonisti, perché un contenuto di qualità ha bisogno di interazioni per risultare vivo e concreto.

Abbiamo potuto parlare e confrontarci insieme e i vostri sguardi attenti hanno rivelato menti aperte e lucide: avanti tutta!

Cito in particolar modo il team di Youthub Catania che ha registrato l’evento e lo ha condiviso sulla sua fanpage su Facebook: ragazzi, voi non siete solo il futuro della Sicilia e dell’Italia tutta, ma anche il suo presente!

Con circa 33 mila iscritti, i suoi numerosi docenti e dipendenti, la nostra case history ospite è stata l’ Università degli Studi di Milano Bicocca che, nella persona di Diego Di Donato, ci ha donato consigli ed esperienza per la creazione e la crescita di una community attiva che dà spazio a diverse forme di espressione e permette ai suoi utenti (e alle future matricole) di essere raggiungibile dal proprio canale di comunicazione preferito, raccontando l’università in tutte le sue sfaccettature.

L’ulteriore ringraziamento va alle altre case histories: snappers che ci hanno donato dati sulla loro audience e considerazioni sulle interazioni e l’engagement che stanno ottenendo attraverso la loro strategia di comunicazione su Snapchat e Ghostcodes:
Maria Rosaria Pantone per lo storytelling territoriale ed enogastronomico sull’Abruzzo (e molti altri contenuti prodotti con grande garbo ed eleganza)
Elisa Di Rienzo con il blog Il Fior di Cappero e il team Ricette per passione per la sua testimonianza di come si possa fare networking grazie a Snapchat
Ivan Ferrero, psicologo, per il trans media storytelling e i suoi molteplici canali di comunicazione per consigli e consulenze su tematiche quali il cyberbullismo, l’internet addiction e il suo digitalparentigtips dedicato all’uso del web da parte dei teenager
Qualsivoglia blog di Teresa e Francesca, per la loro testimonianza sull’accrescimento del coinvolgimento e del tasso di click-through rate (ancora molto difficile da misurare)
Emilio Themilsedition direttamente da Sacramento, in California, per la sua incredibile energia, il suo entusiasmo, la generosa professionalità, una precisa strategia di comunicazione e le sue numerose tips sull’uso di Snapchat
Stefano Mongardi, web marketer, con la sua testimonianza chiara e puntuale, le tips sulle metriche e il supporto del gruppo Snapchat Italia.

Teatro del workshop è stato Impact Hub Siracusa, luogo del cuore e della mente, fonte di ispirazione inestinguibile, culla del networking, dell’accrescimento e dello scambio di competenze, con il quale e grazie al quale, vogliamo continuare ad esplorare i social media e molti altri argomenti dal punto di vista del marketing e delle strategie di comunicazione, del branding e degli aspetti pratici e funzionali degli strumenti digitali che abbiamo a disposizione.

Questo format dal modello peer to peer è foriero di nuove e rinnovate best practices che possono partire e crescere qui in Sicilia, nel cuore del Mediterraneo e oltre.

Ed è proprio dalla Sicilia, e da uno dei massimi cuori pulsanti di Siracusa, che è iniziata l’avventura di questo workshop, con un’eccellenza del territorio che è la pasticceria Alfio Neri, luogo in cui sapori, gusto, sapienza artigianale, cultura, amore per la propria terra, storytelling del prodotto e know how nella comunicazione si fondono e diventano perle di inestimabile valore.

Michele Buonomo grazie anche a te per l’accoglienza e il savoir faire!

Infine, ma non per ultimo, grazie Francesco Rotondo per il tuo supporto, il sostegno, la forza, le tue competenze digitali sempre condivise da una scrivania all’altra, le tips nerd, le orecchiette al sugo e le crostate con la confettura di albicocca (frolla e confettura fatte proprio da te con tanto amore e passione).

A prestissimo! 🙂
‪#‎HubSnap‬

 


Snapchat si fa storytelling anche in Italia

Frotte di snappers italiani stanno finalmente riempiendo Snapchat delle nostre molteplici voci, da nord a sud, spesso con risultati interessanti dal punto di vista della narrazione di un territorio, di un evento e anche della vita universitaria e associativa, nonché di quella professionale.

Alcune di queste storie ve le racconterò in Impact Hub Siracusa il 22 giugno, durante il workshop sul quale sto lavorando in questi giorni e di cui vedrete la cover qui sotto: ospiti graditissimi e interessanti in arrivo!

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Nel frattempo, io procedo con i miei esperimenti i cui risultati sono un aumento dei follower, ma soprattutto di interazioni proficue che fanno viaggiare idee e buone pratiche in lungo e in largo per la penisola (e anche le isole). Il workshop stesso è nato dall’esigenza di comunicare al meglio questo nuovo strumento che è Snapchat, portandolo lì dove in alcuni casi sembra ancora un social astruso e inutile.

Io ne sto facendo uno strumento per lo storytelling di eventi, oltre a raccontare il mio lavoro per GustoNews, le suggestioni che mi spingono a scrivere qui su Apirolio, i retroscena della mia dieta e un po’ di country life racchiusa fra il panorama degli Iblei e il mare di Avola.

Ho scaricato e editato due delle mie storie di Snapchat per condividerle con tutti.

Il primo evento che trovate più sotto ha visto la partnership fra Movimento Centrale, il bike cafè in Ortigia, a Siracusa, il gruppo di A.S.D. Nordic Walking “Quattro passi in compagnia” e Aruci Dolcezze Siciliane, uno dei migliori produttori di torroni, croccanti e “giuggiulene” che esistano. Tre realtà della Sicilia orientale che si sono incontrare domenica 5 giugno per fare rete e con l’occasione coniugare con sapienza food, wellness e intrattenimento.

Un’altra storia davvero gustosa è quella che ho raccontato grazie a Fuori Teatro, il circuito di eventi che ci conduce in una Siracusa tutta da scoprire, tanto glam, quanto elegante e piacevole, con i suoi locali davvero speciali, la cura dei dettagli e un profondo, appassionato amore per il Teatro Greco e le proprie bellezze.

Quello che vedrete, se non siete ancora utenti del fantasmino, potrebbe sconcertarvi a partire dal formato del video, perciò vi invito a lasciarmi le vostre impressioni, che siano spontanee, esattamente come le storie degli snappers di tutto il mondo.

 

 


Snappers: chi seguire e perché n°1

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Le ragioni per le quali Snapchat non è ancora un social network popolare fra noi italiani sono molteplici. La prima motivazione che viene addotta, ormai lo sentiamo ripetere come un refrain, è che è un social per adolescenti e ventenni brufolosi e casinari. In realtà i motivi sono più profondi, se vogliamo drammatizzare un po’ la situazione. Inizialmente pensavo fosse il caso di elencarli, ma ho cambiato idea, perché l’operazione che vorrei fare è in positivo, come mio solito.

Se avete installato GhostCodes come vi ho raccomandato di fare nel precedente articolo, avrete scoperto un intero mondo di snappers al di fuori della vostra cerchia di conoscenze (seppure ampia). I criteri per scegliere snappers da seguire sono quelli per interessi e categorie, certo non l’età: potete scegliere di caricare i profili di persone (e brand) che hanno i vostri stessi interessi oppure seguire snappers che fanno e raccontano qualcosa che piacerebbe fare anche a voi.

Interagire a prescindere dalla differenza di età

Molti snappers si occupano con una certa bravura e freschezza proprio di comunicazione, branding, marketing e fashion. Ne citerò due.

La dolcissima Alice Cerea, blogger di Glamour, che trovate con il nome utente alicecerea e che potete seguire in giro per Milano per scoprire i dietro le quinte di certi articoli e servizi, se siete appassionati di moda e prodotti di estetica. Oltre il mondo patinato, tutto quello che ci può essere di spontaneo e senza trucco, ma molto glamorous and glittering.

Un altro snapper giovanissimo (almeno in confronto alla mia età) è Matteo Garoli che dovete cercare con il nome utente shuzj. Matteo è un business consultant esperto di Instagram. Su Snapchat è principalmente english speaking, in privato interagisce anche in italiano ed è molto comunicativo nonché preciso ed efficace nelle tips che pubblica.

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Interagire oltre confine: english speaking per davvero

Io sono curiosa dei modi di vivere (e mangiare) di paesi che non siano l’Italia, perciò seguo alcune persone che snappano da Toronto, da Sacramento, dalla Korea, dalla Malesia… E due utenti davvero speciali che si chiamano nomadbeautiful che altro non sono che la coppia di nomadi digitali e viaggiatori sostenibili i cui rispettivi nomi sono Gianni Bianchini e Ivana Greslikova, attivi su tutti i canali social e con un bellissimo blog in cui raccontano di tutti i loro viaggi e della loro scelta di vita, cioè nomadisbeautiful.

Se vi siete mai chiesti come vivono e raccontano l’Italia i non italiani, vi consiglio di seguire Wendy Holloway cioè flavorofitaly che fa base a Roma, ma viaggia molto raccontando in english città d’arte e cucina italiana. La signora Holloway usa Snapchat e GhostCodes con il piglio di una entrepreneur quale è. E no, non ha vent’anni, ma ama profondamente l’Italia.

Discorso a parte per lo snapper vitaminico che snappa da Sacramento, Emilio, che si presenta così:  #Bearded Creative in #Sacramento. Food. Social Media. Life. #TransparencyIsTruth. Il suo nome utente su Snapchat è themilsedition. In questo caso si tratta di english american speaking e di un sacco di best tips su come strutturare la comunicazione con Snapchat dalla grafica di foto e video fino alla cadenza con la quale suddividere le varie sezioni degli argomenti affrontati: seguitelo perché è bravissimo.

snappers2Apirolio

I am curious of ways to live (and eat) in other countries than Italy, so I follow some people who snap from Toronto, Sacramento, Korea, Malaysia … And two very special people who are called  nomadbeautiful, a couple of digital and sustainable nomadic travelers, Gianni Bianchini and Ivana Greslikova, active on all social channels, with a wonderful blog in which all tell of their travels and their life choice, called nomadisbeautiful.

If you’ve ever wondered how non Italian people living and telling Italy, I suggest to follow Wendy Holloway aka flavorofitaly which is based in Rome, but travels a lot telling about Italian cities and cuisine. Ms. Holloway uses Snapchat and GhostCodes with a look of an entrepreneur. And no, she’s not twenty years old, but deeply loves Italy.

A different story for the snapper from Sacramento, Emilio, which describe himself as: Creative #Bearded in #Sacramento. Food. Social Media. Life. #TransparencyIsTruth. His username on Snapchat is themilsedition. In this case: american speaking and a lot of best tips on how structure communication with Snapchat, from pictures and videos until frequency with which divide various sections of the topics: keep in touch with him because he’s interesting. (english writing dismissed)

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Food, storytelling and Italian way of life

Altri utenti interessanti da seguire e con i quali fare conoscenza sono sicuramente i food blogger, gli utenti random (che non mi piace granché come definizione) e altri, che raccontano le loro giornate, dialogano molto spostandosi da un social all’altro, spesso portandosi dietro  vecchie e nuove conoscenze, mostrano eventi, family life, parlano del loro lavoro (possono essere psicologi, archeologi, social media manager, life coach…) e di tutto ciò che può accadere in una giornata:

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La maggior parte degli snappers che ho nominato agiscono nell’ottica del personal branding, esattamente come faccio io (il mio nome utente è aleksandrasmt) che mi concentro molto su argomenti come il cibo, l’alimentazione, il mio progetto di Coding 4 Avola e la condivisione di articoli, eventi e bei posti, raccontando spesso il dietro le quinte degli articoli che scrivo per gustonews.it e per questo blog.

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Fare branding su Snapchat non è inutile come si possa pensare, basta dare un’occhiata alle promozioni che lancia chocjohnny dal suo profilo e dai video dei clienti che si nutrono beati e soddisfatti di quantità industriali di cioccolata in tutte le forme che vi possono venire in mente (lui parla tantissimo, però è bravo a lanciare offerte delle quali si può approfittare facendo gli screenshot degli snap, peccato sia in Australia). Non è l’unica azienda presente su Snapchat, così come non mancano anche università, associazioni e organizzazioni no profit. A voi la scelta.

 


Snapchat & GhostCodes 5 motivi perché sì

Snapchat & GhostCodes e già siete più confusi del solito, posso immaginarlo. Fino a due settimane fa neanche io ne sapevo quasi nulla, soprattutto di GhostCodes, perché l’app non era ancora disponibile per Android, ma solo per i device iOS.

Di Snapchat ne state sentendo parlare in tutte le salse, la prima asserzione diffusa ovunque è che sia un social network popolato di adolescenti sfaccendati o di individui dalla dubbia moralità che si scambiano immagini e video troppo intimi. Io non ne ho incontrato neanche mezzo.

Snapchat è un’app per smartphone e tablet, un servizio di messaggistica istantanea, immediata e spontanea che permette di condividere foto e video che rimangono a disposizione degli altri snappers fino a un massimo di dieci secondi e, se li inserite in una “storia”, fino a un massimo di 24 ore.

I tutorial in rete sono moltissimi, sia in italiano che in inglese, basta digitare Snapchat nella barra del browser e i suggerimenti vi appariranno subito, perciò non mi dilungherò oltre sul funzionamento di questo social network. Inserisco in questo articolo, il mio (primo) tutorial in italiano per GhostCodes. Fatemi sapere cosa ne pensate 🙂 Se ci riesco, lo trasformo in un video da caricare sul mio canale Youtube.

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1) GhostCodes è un modo semplice e divertente per scoprire nuove persone su Snapchat, così recita l’home page del sito: se vi siete chiesti, come me, dove e come trovare nuovi contatti su Snapchat oltre la vostra rubrica del telefono, questa app per iOS e Android (da pochissimo!) fa al caso vostro.

2) GhostCodes vi permetterà di creare un profilo completo dei vostri interessi e di cercare altrettanti snappers attraverso le categorie in cui si sono iscritti: fitness, viral stars, entrepreneurs, storytellers, business, inspirational, travel, night life, music, entertainment, vlogger, comedians, celebrity, beauty, artists, foodies (la mia categoria!), techie, brands, news, adventure, #cool, family life, interesting, gamers, marketing, non profit, sports, fashion, lgbt, places, education, photography, health, pets, spiritual… Ne ho sicuramente saltate almeno due! Io ne inserirei una (perché manca): quella dei digital nomads.

3) Chi potete trovare su GhostCodes e quindi su Snapchat? Quelli come voi che stanno cercando di comunicare il proprio lavoro e condividere le proprie competenze e interessi nel vissuto quotidiano in modo fresco e immediato. Se potete sbizzarrirvi a seguire snappers da tutto il mondo? Sì! Anzi, ve lo consiglio vivamente, perché vi aiuterà a comprendere che non c’è un modo perfetto per condividere le vostre foto e i vostri video, ma si fa e basta, cercando prima di tutto di divertirsi.

4) Cos’ha di speciale GhostCodes? Innanzitutto, vi dà la possibilità di creare un profilo personale completo di tutti i vostri account social: Snapchat, Facebook, Twitter, Instagram, Youtube, LinkedIn e Pinterest.

5) Con un colpo d’occhio è quindi possibile scegliere se seguire gli altri snappers anche sugli altri social media: questo perché a media diverso, corrispondono contenuti diversi, un diverso modo di comunicarli e, non per ultimo, una disponibilità differente: testi più lunghi, video completi, siti personali e altro.

Non sono la prima a sostenerlo, se il contenuto non è più il re, per cosa ha abdicato? L’interazione è ora la regina.

 


Contenuti personali: persi e ritrovati nella rete

copertinaPersonalePersaEritrovata

Ho chiesto la cancellazione dei miei dati al proprietario di un sito internet nei cui database risultavo ancora registrata dopo circa 15 anni. L’ho fatto non perché il sito in se stesso fosse un problema, anzi: a quel tempo, quando muovevo i primi passi sul web, fu uno dei primi siti che accolse una ragazza timida che scriveva poesie e voleva farsi conoscere in rete.

Quando cerco la nuova me stessa su Google, per verificare il grado di indicizzazione dei miei articoli su blogdinnovazione e su questo blog e per verificare il tipo e la quantità di informazioni su di me, non posso ignorare che alcuni risultati siano datati e altri bizzarri e un po’ imbarazzanti:
– il secondo risultato dopo il mio profilo Twitter è il sito di cui vi ho raccontato più sopra;
– l’ottavo risultato (quindi sempre in prima pagina) è il link a un profilo privo di contatti su ilmiolibro.kataweb.it, però contiene una frase figa scritta di mio pugno sul concetto di poesia (e ovviamente non ha nulla a che fare con quello che scrivo adesso);
– in seconda pagina c’è addirittura l’orribile presentazione su Google +.
E non procedo oltre.

A giugno di quest’anno, durante il workshop Donne Digitali di EWMD (European Women’s Management Development, associazione europea per la formazione manageriale femminile) a Modena, Francesca Parviero (@fparviero su Twitter) ci chiese se avessimo mai controllato i risultati di Google sul nostro nome. Un buon punto di partenza per valutare la nostra visibilità e credibilità online a livello professionale e sociale passa anche dai risultati della ricerca.

notiziePerse

Poiché il contenuto è il re del web e Google e i suoi algoritmi di indicizzazione ne sono gli strumenti intrinseci, almeno in quest’epoca, è inevitabile condurre questa verifica per ognuno di noi; sia che siamo blogger, community manager, impiegati amministrativi o operai, sbirciare ciò che il web racconta di noi può essere una sorpresa. Sappiate anche che se avete omonimi e il profilo Facebook blindato, Google troverà ben poco di voi: fate la prova.

Se i risultati della ricerca saranno imbarazzanti, sappiate che in questo caso potrebbero giocare in maniera negativa se state cercando un nuovo lavoro, una posizione sociale migliore, anche una relazione amorosa. È anche per questo motivo che recentemente è stata introdotta la possibilità di chiedere il diritto all’oblio che ci permette, facendo richiesta a Google o ai singoli siti, di eliminare dalla rete tutti o alcuni dei contenuti su noi stessi, che siano essi notizie, link, video o immagini.

videoPersi

Tutti noi produciamo o condividiamo contenuti, sia che rappresentiamo un’azienda o siamo noi stessi il nostro brand, sia che vogliamo iniziare una carriera che ci metterà sempre più in evidenza all’interno dei social media o sui media in generale sia che siamo social addicted. Quello che ci interessa in questo momento non è verificare che i contenuti in questione abbiano un valore intrinseco, ma che siano abbastanza rilevanti per Google da indicizzarli e mostrarli.

Potreste trovare scorie della vostra vita online ovunque, anche in seconda e terza pagina, fra le immagini e i video, soprattutto se avete un canale Youtube o un profilo Google Plus. Con questo non voglio dirvi che sarebbe meglio non condividere nulla di voi, ma che avete a disposizione molti mezzi per controllare il vostro profilo pubblico e che l’armonia delle informazioni condivise giocherà sempre a vostro favore.


Passione a 300 all’ora: le serie motoristiche come non le avete mai lette

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Strano weekend di gara per gli sport dedicati alla velocità e per me che non li seguo: la gara di Moto GP di domenica 25 ottobre 2015 ha preso fuoco con la lotta fra Marquez e Rossi, mentre, nel momento in cui scrivo, la F1 è ancora spenta sotto le secchiate d’acqua causate dal passaggio dell’uragano Patricia. I discorsi da bar, come sono stati definiti da certi cronisti, si sprecano. Non sul forum di discussione del sito Passione a 300 all’ora. E visto che di suggestioni e progetti si nutre Apirolio, nonché di tentativi di inseguire gli algoritmi di indicizzazione di Google, è arrivato il momento di raccontarvi di Alessandro Secchi e del suo team.

Di appassionati di Formula 1 e più in generale di gare sportive automobilistiche ce ne sono molti. Inoltre, a ragion veduta si penserebbe che i fan della F1 siano davvero tanti, ma il settore sportivo della massima competizione dell’automobilismo in questi ultimi anni sta soffrendo di un’eccessiva burocratizzazione, diciamo così. Un regolamento incredibilmente blindato e la personalità incombente del proprietario del marchio, Bernie Ecclestone, sono anch’essi fattori estremamente penalizzanti insieme alla quasi totale assenza di sperimentazione. Forse anche del rumore dei motori, direbbe qualcuno.

Passione a 300 all’ora è nato il 31 ottobre del 2012 e fra poco sarà il suo terzo compleanno. Facciamoci due conti: il forum è frequentato da 860 utenti, 13.125 sono i fan della pagina Facebook, 870 gli utenti Twitter. Sono raggiungibili su Telegram, Instagram, Youtube, Google + e l’app è scaricabile dagli store Android e Windows Phone (iOS è in arrivo). I contributor impegnati nei vari canali del sito sono ben 18 uomini e una donna. Oltre al canale specifico dedicato alla F1, c’è quello che spazia dalla Moto GP alla Formula E. Ci sono i blog, i fantapronostici e il forum che ha una sua sezione (molto articolata) a parte.

Nonostante certa sofferenza a livello mondiale, in Italia ci sono persone che acquisiscono competenze, anche a livello tecnico, grazie a una passione sincera che va oltre il concetto di fan o tifoso o ultras per come siamo abituati a conoscerli. Questo sito deve la sua unicità nel panorama italiano, alla grande professionalità espressa già nell’esposizione degli avvenimenti delle gare e nel racconto attorno agli sportivi; qualcosa di simile ai siti stranieri, soprattutto inglesi, e molto poco ai blog nostrani. Tanto che risulta difficile trovare un “disadattato a 300 all’ora” che sia eccessivamente di parte. Certo, notizie come quella di Rossi che si è giocato il mondiale (forse l’ultimo) fanno gola, ma conversazioni tecniche e articoli basati sui fatti, la fanno da padroni.

AutoF1

Alessandro Secchi, classe 1983, dice di se stesso di essere cresciuto grazie alla figura emblematica di Michael Schumacher; gli sta anche dedicando delle pagine complesse e sentite che sono state linkate sul sito ufficiale del pilota. Aveva il timore, Alessandro, di sembrare un avvoltoio sulla preda; perciò, invece di pubblicare il libro su Amazon, ha deciso di condividere il suo progetto online.

“Non sono un giornalista di professione, non ho mai lavorato in questo settore, non ho avuto modo di conoscerlo come chi ha frequentato l’ambiente. Ho passato gli anni successivi al termine della scuola a cancellare idealmente il diploma da ragioniere con la mia passione per l’informatica.”. E ancora, “Pensateci, unire tre passioni nello stesso momento. La Formula 1, la scrittura, l’informatica. Da qui è nato Passione a 300 all’ora.”.

Tutto questo lavoro, ancora oggi, dopo tre anni, non si avvale di alcun tipo di introito pubblicitario ed è prodotto in una veste grafica pulita e con la presenza di contenuti di valore come interviste esclusive, schede tecniche, il regolamento aggiornato, la suddivisione fra le varie serie motoristiche, news aggiornate in tempo reale. Ci sono stati tentativi di organizzarsi per rendere fruttuoso il sito, ma al momento tutte le persone che collaborano a questo progetto stanno lavorando gratis. Ironico il fatto che il blog di Alessandro si chiami Arrogantissimo Me, dato che mettere in piedi un sito e un team così ben organizzati presuppone grande umiltà e un serio rimboccarsi le maniche.


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