Castello reale di Noto Antica (sec. XI – XVII)
Questa sarà una giornata di partenze e arrivi. Per la prima volta, da quando abito in Sicilia (e non è molto), ospiterò due miei amici e farò loro da guida in questo grande e complesso pezzo di Italia che è la Trinacria. Sono emozionata e contenta. Quando torneranno a casa a più di mille chilometri di distanza (quanto è lunga l’Italia!) potranno dire che i siciliani sono stati ospitali? In effetti no, perché sono una pugliese vissuta tredici anni in Veneto. Io sono un ambasciatore straniero in patria. Un alieno, apolide per elezione. Perché non vivo più da anni nel luogo in cui sono nata e cresciuta. Ed ogni volta devo integrarmi nuovamente nel tessuto sociale del luogo in cui vado ad abitare.
Oh! Ma davvero mi arrischierò a far da guida turistica in Sicilia? Dopo due anni passo ancora per turista nella cittadina in cui abito! Sentono l’accento e tutti quanti insieme speriamo che il problema più serio sia il “Traffico”. Io voglio bene alla Sicilia. Lo dico perché ne vedo i difetti, tutti. Compreso quel modo machiavellico di comunicare, colmo di sottintesi e strutture barocche. Lo dico perché ne vedo i pregi. Compresa la consapevolezza delle responsabilità di cui ci si fa carico quando si crea e costruisce qualcosa di bello in questa regione.
Targa in memoria dei Fatti di Avola all’interno del Municipio
Però un po’ mi sento come quei nuovi direttori di museo… Ma sì! Quelli che non sono italiani e pare che potrebbero non essere all’altezza del compito assegnatoli. Mi ha colpito questa notizia. Philippe Daverio, noto esperto d’arte internazionale e direttore artistico del Grande Museo del Duomo di Milano dal 15 settembre 2014, si è pronunciato contro la decisione del Ministero dei Beni Culturali, attualmente a cura di Dario Franceschini, di mettere a concorso le 20 cariche di direttore dei Musei italiani. E ad onor del vero anche il notissimo Vittorio Sgarbi si è pronunciato contro questa scelta. Delle venti cariche assegnate, sette sono state vinte da storici dell’arte, museologi e archeologi non italiani. Da Lettera43 ho preso i nominativi dei nuovi titolari:
1) GALLERIA BORGHESE (ROMA): Anna Coliva, 62 anni, storica dell’arte.
2) GALLERIE DEGLI UFFIZI (FIRENZE): Eike Schmidt, 47 anni, storico dell’arte.
3) GNAM (ROMA): Cristiana Collu, 46 anni, storica dell’arte
4) GALLERIE DELL’ACCADEMIA DI VENEZIA: Paola Marini, 63 anni, storica dell’arte.
5) MUSEO DI CAPODIMONTE (NAPOLI): Sylvain Bellenger, 60 anni, storico dell’arte.
6) PINACOTECA DI BRERA (MILANO): James Bradburne, 59 anni, museologo e manager culturale.
7) REGGIA DI CASERTA: Mauro Felicori, 63 anni, manager culturale.
8) GALLERIA DELL’ACCADEMIA DI FIRENZE: Cecilie Hollberg, 48 anni, storica e manager culturale.
9) GALLERIA ESTENSE (MODENA): Martina Bagnoli, 51 anni, storica dell’arte.
10) GALLERIE NAZIONALI DI ARTE ANTICA (ROMA): Flaminia Gennari Santori, 47 anni, storica dell’arte.
11) GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE (URBINO): Peter Aufreiter, 40 anni, storico dell’arte.
12) GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA (PERUGIA): Marco Pierini, 49 anni, storico dell’arte e filosofo.
13) MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO (FIRENZE): Paola D’Agostino, 43 anni, storica dell’arte.
14) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI: Paolo Giulierini, 46 anni, archeologo.
15) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI REGGIO CALABRIA: Carmelo Malacrino, 44 anni, archeologo.
16) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO: Eva Degl’Innocenti, 39 anni, archeologa.
17) PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM: Gabriel Zuchtriegel, 34 anni, archeologo.
18) PALAZZO DUCALE DI MANTOVA: Peter Assmann, 61 anni, storico dell’arte.
19) PALAZZO REALE DI GENOVA: Serena Bertolucci, 48 anni, storica dell’arte.
20) POLO REALE DI TORINO: Enrica Pagella, 58 anni, storica dell’arte.
L’antica tradizione della vendita dei prodotti dei latifondi
Afferma Daverio a Lettera43 che ” il sistema amministrativo della nostra struttura museale è talmente complesso che uno che viene da fuori, e non ha idea del diritto amministrativo italiano, non sarà in grado di fare niente.”. Dice, inoltre, all’Huffington Post: “Questa è una scelta ghibellina: siccome non ce la facciamo noi italiani, allora chiediamo aiuto all’impero. Ma io credo che uno straniero fatichi a entrare in sintonia con la società italiana e la realtà produttiva locale, per non parlare delle difficoltà sindacali che incontreranno e la lotta con una complessità normativa che non conoscono. Sia chiaro, non ho nulla contro i nomi che andranno a dirigere i musei, ma abbiamo già visto come è andata a finire con i sovrintendenti esteri messi a capo dei teatri italiani: chi non conosce l’Italia non riesce a mettersi in collegamento con gli imprenditori e con le banche per fare fund-raising e raramente ottengono una connessione con il territorio sociale.”.
Leggendo scopro che “gli italiani che tornano dall’estero sono quattro: Martina Bagnoli, Flaminia Gennari Santori e Paola D’Agostino, che rientrano dagli Stati Uniti, ed Eva Degl’Innocenti dalla Francia.”. Quali incarichi hanno ricoperto? Per quale motivo dovrebbe piacerci che i nostri facciano esperienze internazionali e portino le loro (nostre) eccellenze all’estero? E per quale motivo non dovrebbe andarci bene il contrario? Sia chiaro, ho grande stima per Philippe Daverio, mi piace molto il suo modo di raccontarci l’arte. Credo che abbia sempre fatto un lavoro egregio. E non posso affermare di essere completamente in disaccordo con le sue motivazioni. Però annovero l’Arte e i Beni culturali fra le materie che hanno creato grandi comunità internazionali, come le Scienze. Perciò, come credo che i beni artistici e archeologici siano patrimonio dell’umanità intera, credo che anche gli studiosi non debbano rimanere ristretti in confini geopolitici; nonché amministrativi.
Veduta del Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa
Come pensiamo di poter attirare eccellenze dall’estero senza prenderci i rischi e i benefici di una condivisione dei territori relativi? Un valore aggiunto non dovrebbe essere proprio lo scambio culturale? Dice sempre Daverio: “Mauro Felicori, a Caserta, lo voglio vedere all’opera con quelli che gli rubano l’acqua dai giardini. Auguri.”. Davvero non dovrebbero essere i casertani ad aiutare Felicori a risolvere il problema del furto dell’acqua? Io spero che questo scambio di studiosi sia fonte di ossigeno per certe organizzazioni asfittiche. Spero che l’Italia non si fermi ai grandi nomi della cultura dell’Ottocento e del Novecento. Spero di poter esser una buona interprete, nel mio piccolo, di questa grande regione che mi ospita, in questa Italia dai millemila campanili.