Ci ho pensato un tot, ecco. Non sono una sentimentale, ma mi sembrava doveroso e simpatico scrivere un articolo che fosse un saluto e buon augurio per l’anno che sta arrivando.
Ho deciso di riacchiappare i fili (elettrici) di due progetti che si stanno realizzando a nord e a sud della nostra Italia e che riuniscono in un grande elettrizzante abbraccio il nostro paese. Proprio perché mi piace raccontare di suggestioni e progetti, di storie di innovazione tecnologica e culturale che abbiano una visione di sostenibilità per l’ambiente e per le nostre vite anche dal punto di vista sociale ed economico.
È con grande piacere che ho nuovamente intervistato Enzo di Bella e Valerio Vannucci, rispettivamente referenti, Enzo per Archimede Solar Car, l’autovettura low cost alimentata da pannelli fotovoltaici costruita a Siracusa, in Sicilia, e Valerio per iaiaGi, il kit e piattaforma di sviluppo open source per la conversione delle auto dal motore a scoppio al motore elettrico, che si sta sviluppando in Emilia Romagna, in quel di Modena.
Il lavoro che questi due team stanno facendo è entusiasmante. A me piacciono entrambi e vorrei vederli realizzati proprio perché intervengono nello stesso settore, ma partono da due regioni del nostro paese che hanno, in questo momento storico, le stesse ambizioni, ma un passato e un presente di supporto alle imprese innovative differente.
Prima di lasciare la parola a Enzo e Valerio, chiedo venia, ma per problemi di spazio ragionevole, non ho inserito tutto il materiale messo a disposizione da entrambi.
Archimede Solar Car dell’associazione Futuro Solare Onlus (ne avevo parlato qui)
D: Enzo raccontaci cose è successo subito dopo che avete raggiunto il goal dei 15 mila euro nella campagna di crowdfunding su Kickstarter.
Enzo Di Bella: C’è stato un costante aumento di interesse da parte di tutti, tanto che la rivista Photon ci ha onorato di uno splendido articolo scientifico pubblicato proprio nel mese di dicembre. Inoltre, il team si è riunito per fare il punto della situazione.
Innanzitutto vogliamo farvi sapere che abbiamo intenzione di rinnovare il concept di Archimede per passare alla fase 2.0 del progetto; questa fase è ancora a livello embrionale, ma l’obbiettivo è rendere il design dell’autovettura più accattivante, permanendo le finalità di progettazione e realizzazione low cost e sostenibili, che sono il nostro marchio.
Archimede 2.0 potrebbe avere un aspetto ispirato alle linee della Spider oppure a quelle di un’auto più piccola, comoda e, soprattutto a due posti.
Quello che stiamo discutendo in questo momento sono le linee guida e l’idea è quella di essere pronti nello spazio di due anni per portare l’auto al concorso australiano per le vetture elettriche sperimentali.
D: Quali sono gli obbiettivi più immediati?
R: Portare Archimede al concorso che si terrà in Belgio a settembre 2016 e, prima ancora, riuscire a fare una serie di dimostrazioni pratiche su strada con la versione 1.0. Per ottenere questo risultato stiamo preparando una domanda da inoltrare al Ministero dei Trasporti che ci permetterà di avere una targa speciale e la possibilità di circolare su strada e organizzare un giro della Sicilia oppure un tour Siracusa – Palermo.
D: Collaborazioni e partnership, invece, a che punto sono?
R: Abbiamo intenzione di coinvolgere altre associazioni che possano aiutarci a migliorare le qualità di Archimede, stiamo cercando attivamente startup o società che basano il loro lavoro sui concetti di riciclo e recupero dei materiali e che facciano ricerca su materiali plastici derivanti da scarti di prodotti di natura ortofrutticola.
Inoltre, abbiamo deciso di privilegiare aziende produttrici che facciano ricerca e sperimentazione all’interno dell’area UE, in questo momento stiamo cercando un produttore di batterie che sia disposto a personalizzare i suoi prodotti. Le aziende interessate ad aiutarci con Archimede sono molte anche a livello extraeuropeo, ma poiché il nostro progetto vuole essere economicamente sostenibile, non possiamo sempre accogliere aiuti basati su standard e grandi numeri; Archimede è un’opportunità di fare ricerca e innovazione tecnologica e le soluzioni esistenti non fanno sempre al caso nostro, piuttosto una loro qualità dovrebbe essere la possibilità di modificarle ad hoc.
D: A che punto sono effettivamente le soluzioni tecnologiche di Archimede?
R: Adesso come adesso i dati sono pochi per avviare una sperimentazione di tipo scientifico: ci servono informazioni sistematiche sull’efficienza energetica, la tenuta meccanica e l’affidabilità delle parti utilizzate. Queste informazioni le otterremo da qui ad aprile, quindi, avremo i dati per capire quali sono le parti del veicolo da migliorare e quali hanno già le giuste qualità.
Archimede è un vero e proprio laboratorio viaggiante i cui risultati potranno avere ricadute utili su altre vetture e anche altre apparecchiature .
D: La comunicazione del progetto invece come procede?
R: Posso anticiparti che, in collaborazione con il professor Rosario Lanzafame dell’Università di Catania, stiamo organizzando un convegno in cui parleremo di problematiche relative alla mobilità sostenibile da un punto di vista ingegneristico e che abbiamo stipulato degli accordi con gli istituti scolastici (terze medie e licei) del comprensorio di Siracusa per raccontare a ragazzi, insegnanti e genitori il bello della possibilità di muoversi senza usare energia prodotta da combustibili fossili.
Per chi volesse approfondire:
il sito di Futuro Solare
Photon è una rivista mensile dedicata al mondo del fotovoltaico ed è reperibile abbonandosi attraverso il sito Photon.info
iaiaGi – Automotive Idea for an Advanced Galileo Ferraris finding Implementation (ne avevo parlato qui)
Domanda: Ciao Valerio, per favore, raccontaci cosa è cambiato dal mese di maggio 2015 in cui tu e Alberto mi avete raccontato il progetto iaiaGi.
Valerio Vannucci: Partendo dalla prima call for makers abbiamo impiegato circa tre mesi per formare e informare le persone che si sono aggregate attorno al nostro progetto. Il periodo da maggio ad agosto, inoltre, è servito anche a me e ad Alberto per trovare il nostro modo di gestire le interazioni fra di noi, anche perché d’un tratto ci siamo ritrovati in venti a doverci confrontare e non è sempre stato facile.
All’interno del progetto sono confluite anche due realtà organizzate: un’azienda che aveva già progettato un kit di conversione, la Evotek Engineering, e un ecovillaggio, che si chiama Tempo di Vivere e si trova a Marano sul Panaro, in provincia di Modena.
D: Quali novità hanno portato Evotek e Tempo di Vivere?
R: L’incontro con Evotek ha prodotto un confronto tecnico che ci ha aiutato ad affinare il progetto. Con Tempo di Vivere, invece, abbiamo definito meglio la comunicazione verso l’esterno e la gestione delle diverse personalità all’interno del gruppo, inserendo di fatto un nuovo fattore all’interno di iaiaGi: un nuovo concetto per gestire le dinamiche di gruppo. E questa cosa la stiamo documentando come tutti i processi che si sono avviati per la realizzazione del kit di conversione. Il counselor dell’ecovillaggio interviene ogni volta che ci sono dei conflitti da risolvere, rendendoci possibile il prendere decisioni all’unanimità. Affinché l’economia solidale si esplichi non solo a livello commerciale, ma anche nei rapporti interpersonali.
D: Che tipo di azioni hanno prodotto queste partnership e i nuovi ingressi nel gruppo?
R: Abbiamo partecipato al Climate Launchpad 2015 competition, un concorso europeo che coinvolge 28 stati e consiste nel proporre idee di tipo tecnologico che prediligono un impatto sostenibile sull’ambiente, ma non siamo riusciti a classificarci per arrivare ad Amsterdam che è sede della competizione internazionale. A settembre, invece, abbiamo partecipato al festival EcoFuturo 2015 evento che si svolge presso la Libera Università di Alcatraz portando la nostra storia ad una tavola rotonda sulla mobilità sostenibile e partecipando a un seminario sul nostro progetto.
Entrambe le esperienze sono state utili per comprendere che il nostro percorso è molto distante come filosofia rispetto al percorso che fanno normalmente imprese come le startup.
L’idea iniziale era quella di realizzare un prototipo, fare una dimostrazione pubblica di stampo makers, dopodiché avviare una campagna di crowdfunding che ci permettesse di concretizzare il prototipo in un prodotto replicabile. Perciò siamo tornati a concentrarci sulla costruzione del prototipo del kit.
D: Di cosa avete bisogno per realizzare il prototipo, quali sono le difficoltà?R: Il primo problema, conti alla mano, è che avevamo le informazioni tecniche, ma ci mancava il materiale: l’autovettura da modificare e la componentistica elettronica e meccanica per la conversione.
Quindi ci siamo autofinanziati e, anche con l’aiuto di qualche follower della newsletter, abbiamo comprato una Ford Fiesta che adesso è in garage in attesa dei test di gennaio.
Il progetto ha subito un’accelerazione in seguito all’acquisto dell’auto perché chi ci seguiva ha compreso che facciamo sul serio e che si poteva iniziare a parlare di questioni pratiche.
D: Ci sono state ricadute positive?
R: Sono arrivati i primi riscontri da parte di alcune aziende del territorio emiliano. Una di queste società ci aiuterà a testare e a mettere a punto l’elettronica di bordo e l’alimentazione perché possiedono il know how per interfacciarsi con le centraline preesistenti sulle autovetture. Di fatto dovremo costruire un simulatore del motore a scoppio e questa azienda porterà la sua strumentazione per capire come dialogano fra di loro e con i sensori del motore, le centraline presenti sul veicolo.
I test di gennaio ci daranno la possibilità di stabilire una procedura che permetterà di convertire qualsiasi veicolo e sarà integrata all’interno della documentazione del kit.
Il kit di conversione, infatti, è stato concepito come il kit di Arduino: il più aperto possibile.
Altre due aziende partner sono la B.Engineering che ci fornirà i locali per effettuare le attività di conversione, e la Nuova Ferrari e Zagni che si occupa di rigenerazione dei motori a scoppio dal 1959 e che, già quattro anni fa, aveva deciso di dedicarsi al settore elettrico; quest’ultima si è offerta di finanziare parte del progetto.
D: Sembra che l’Emilia Romagna si confermi sempre terra fertile per l’innovazione.
R: La verità è che l’Emilia Romagna è l’unica regione di Italia che ha varato la prima legge regionale che tutela l’economia solidale e tutti coloro che se ne facciano promotori.
A partire dal team di makers che si è creato attorno a iaiaGi, proseguendo con le collaborazioni con cinque aziende, la partnership dell’ecovillaggio e questa legge regionale che tutela progetti come il nostro, ci sentiamo pienamente appoggiati. Tanto che, non per ultimo, siamo venuti a contatto con il Distretto di Economia Eco Solidale di Modena che è un organismo di coordinamento nato grazie a questa legge regionale, che ha come scopo di raccogliere tutti coloro che operano in realtà come la nostra. Il Coordinamento Regionale per l’Economia Solidale ci ha chiesto di collaborare alle sue attività perché, al momento, siamo l’unico progetto con risvolti tecnologici in ambito bio-economico.
In sostanza questi sette mesi ci hanno portato a consolidare il gruppo e a stabilire un rapporto con il territorio in cui operiamo, fattori determinanti a stabilire il successo di questo progetto.
D: Quali sono le tappe successive ai test di gennaio?
R: Ultimare il prototipo entro la fine di marzo 2016; una serie di eventi pubblici a partire da aprile in seguito a un collaudo dell’auto grazie all’uso di una targa di prova.
Entro giugno vorremmo far partire la campagna di crowdfunding per costruire il nostro primo kit. Anche se il kit è uno strumento, ciò che davvero conta per noi è la piattaforma di sviluppo, qualcosa su cui altre persone, anche insieme a noi, avranno la possibilità di realizzare tecnologie ancora più innovative e sostenibili.
Per qualsiasi approfondimento iaiagi.com
[L’immagine di copertina è una rielaborazione di una foto del sole presente sul sito della Nasa]